Il sito archeologico di Lucus Feroniae si colloca nella porzione sud-orientale del comune di Capena, in provincia
di Roma. Esso domina la pianura del vicino Tevere, il cui comprensorio è definito da alture collinari, distanti
circa km 15, sulle quali domina il massiccio calcareo del Monte Soratte; le evidenze archeologiche rilevate,
sin dai primi interventi della Sovrintendenza negli anni ’502298, si collocano lungo la fascia pedemontana del
rilievo di Monte Belvedere. Al di sotto del travertino naturale, che caratterizza la stratificazione geologica della
media valle del Tevere, vi è un sistema idrico che indizia l’esistenza di antiche sorgenti in prossimità delle quali
nacque il santuario di Lucus Feroniae2299, dedicato alla dea Feronia, ed il cui culto è strettamente legato alle acque
ed ai boschi sacri.
Sulla definizione di “lucus” esiste, infatti, un ampio dibattito2300 incentrato sul suo significato di bosco sacro o
di santuario; l’elemento interessante che ne risulta è che l’aspetto vegetazionale e quello sacro sembrano fondersi
assieme all’interno dello spazio dedicato alla ritualità2301.
In quest’ottica risulta di grande interesse l’applicazione dell’analisi archeobotanica, ossia lo studio dei macroresti
vegetali conservati nei depositi archeologici, in relazione alla possibilità di poter ricostruire l’antica vegetazione
attorno al santuario e cercare di definire le principali caratteristiche del “bosco sacro” in termini floristici.
Da un punto di vista climatico, la porzione di territorio a S di Capena, si caratterizza oggi per un clima di tipo
temperato, con estati secche e abbondanti precipitazioni invernali. Sia le condizioni climatiche che quelle idrogeologiche
definiscono le attuali associazioni vegetali dell’area; in particolare, nella zona prospicente le anse del Tevere,
vi è una stretta fascia di bosco ripariale costituita tipicamente da salici (Salix ssp.), da pioppi bianchi (Populus alba)
e da canneti (Phragmites australis).
A ridosso di questa fascia si sviluppano boschi misti a caducifoglie termofile e, più a N, boschi di sclerofille sempreverdi
mediterranee: tali ambienti sono caratterizzati dalla presenza di essenze quali la roverella (Quercus pubescens),
il farnetto (Quercus frainetto), il rovere (Quercus petraea) e l’orniello (Fraxinus ornus), alle quali si aggiungono
il carpino bianco (Carpinus betulus), il carpino nero (Ostyria carpinifolia), il nocciolo (Corylus avellana), l’acero
campestre (Acer campestre), il sambuco (Sambucus nigra), l’evonimo (Euonymus europaeus) e la sanguinella (Cornus
sanguinea); nell’area settentrionale dell’insediamento sono inoltre presenti individui di leccio (Quercus ilex), l’antropizzazione dell’area ha compromesso l’originaria estensione delle antiche formazioni che, un tempo, dovevano
ricoprire l’intero territorio e che, successivamente, sono state ridotte a boschi residuali2302. Il presente contributo
intende discutere i risultati preliminari derivanti dallo studio dei carboni di legna (antracoresti) recuperati dalla
stratigrafia dell’area sacra di Lucus Feroniae; dati promettenti provengono anche da una prima analisi di un’altra
categoria di resti vegetali che, se ben indagati, potrebbero fornire interessanti spunti di riflessione circa il ruolo delle
piante nelle offerte rituali.