Nel lavoro si argomenta la natura mitica di alcune narrazioni fatte attorno ai giovani e alla politica, per poi esplorare i cambiamenti di rotta, le domande e i modelli simbolico-culturali sottesi al modo di un gruppo di giovani di raccontare e praticare la politica. Inscrivere le “violazioni della canonicità” entro narrazioni che ne facciano intravedere il senso, e la funzionalità all’interno di un particolare "mondo possibile", è sembrato un indispensabile passo verso la costruzione di senso degli indicatori negativi registrati dai sondaggi; sondaggi che dicono ciò che i giovani non fanno (non votano, non si impegnano, non aderiscono a strutture organizzate …) ma non dicono cosa fanno e perché. I risultati del lavoro di ricerca sul campo qui presentato permettono di rilevare tra i giovani intervistati l’esistenza di narrazioni anche molto diverse attorno ai termini “partecipazione” e “politica” e conseguentemente criteri diversi nel riconoscimento o meno di sé come persone impegnate in politica. Questo non significa che non si possano collocare all’interno di un più generale quadro culturale di riferimento, di un “genere narrativo” più ampio. Propositivi o sfiduciati, attivisti o deleganti, questi giovani sembrano condividere un atteggiamento critico nei confronti della politica “organizzata”, quella istituzionale in primo luogo, ma non solo: si registra un atteggiamento critico anche nei confronti dei collettivi studenteschi, dei centri sociali, dei nuovi movimenti sociali emergenti, accusati di autoreferenzialità, mancanza di dialogo e confronto, poca attenzione a promuovere una reale partecipazione dal basso. E’ dunque la mancata fidelizzazione alle strutture organizzate, istituzionali e non, evocate dalla società, il dato forte che la ricerca registra; una mancata fidelizzazione che però non sembra privare, neanche a livello di autorappresentazione, di una dimensione politica. Ecco che con questo lavoro si prova a guardare anche al pianeta politico eclissato, o reso comunque poco visibile, dai media e dai sondaggi. Il lavoro si inscrive all'interno di un modello psicologico di lettura dei fenomeni sociali che accoglie i contributi psicodinamici sulla dimensione inconscia di simbolizzazione affettiva della realtà, e i contributi offerti dal sociocostruttivismo sulla natura costruttiva e sociale della mente. E’ all’interno di questa cornice concettuale che è da leggersi anche la scelta di un metodo di indagine che individua nella narrazione uno strumento per accedere a significati e regole sottostanti la convivenza sociale.
I giovani e la politica. Narrazioni di scenari diversi
VENULEO, Claudia
2006-01-01
Abstract
Nel lavoro si argomenta la natura mitica di alcune narrazioni fatte attorno ai giovani e alla politica, per poi esplorare i cambiamenti di rotta, le domande e i modelli simbolico-culturali sottesi al modo di un gruppo di giovani di raccontare e praticare la politica. Inscrivere le “violazioni della canonicità” entro narrazioni che ne facciano intravedere il senso, e la funzionalità all’interno di un particolare "mondo possibile", è sembrato un indispensabile passo verso la costruzione di senso degli indicatori negativi registrati dai sondaggi; sondaggi che dicono ciò che i giovani non fanno (non votano, non si impegnano, non aderiscono a strutture organizzate …) ma non dicono cosa fanno e perché. I risultati del lavoro di ricerca sul campo qui presentato permettono di rilevare tra i giovani intervistati l’esistenza di narrazioni anche molto diverse attorno ai termini “partecipazione” e “politica” e conseguentemente criteri diversi nel riconoscimento o meno di sé come persone impegnate in politica. Questo non significa che non si possano collocare all’interno di un più generale quadro culturale di riferimento, di un “genere narrativo” più ampio. Propositivi o sfiduciati, attivisti o deleganti, questi giovani sembrano condividere un atteggiamento critico nei confronti della politica “organizzata”, quella istituzionale in primo luogo, ma non solo: si registra un atteggiamento critico anche nei confronti dei collettivi studenteschi, dei centri sociali, dei nuovi movimenti sociali emergenti, accusati di autoreferenzialità, mancanza di dialogo e confronto, poca attenzione a promuovere una reale partecipazione dal basso. E’ dunque la mancata fidelizzazione alle strutture organizzate, istituzionali e non, evocate dalla società, il dato forte che la ricerca registra; una mancata fidelizzazione che però non sembra privare, neanche a livello di autorappresentazione, di una dimensione politica. Ecco che con questo lavoro si prova a guardare anche al pianeta politico eclissato, o reso comunque poco visibile, dai media e dai sondaggi. Il lavoro si inscrive all'interno di un modello psicologico di lettura dei fenomeni sociali che accoglie i contributi psicodinamici sulla dimensione inconscia di simbolizzazione affettiva della realtà, e i contributi offerti dal sociocostruttivismo sulla natura costruttiva e sociale della mente. E’ all’interno di questa cornice concettuale che è da leggersi anche la scelta di un metodo di indagine che individua nella narrazione uno strumento per accedere a significati e regole sottostanti la convivenza sociale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.