Nell’opera narrativa dell’uruguaiano Carlos Martínez Moreno (1917-1986), ha un’importanza particolare l’ultimo romanzo, El color que el infierno me escondiera, pubblicato in Messico nel 1981. Su questo testo la critica si è soffermata, evidenziandone le caratteristiche formali e strutturali e studiandone i rapporti intertestuali con La divina commedia di Dante, a cui si deve il titolo e le epigrafi di ognuno dei ventidue brani che compongono l’opera. El color que el infierno me escondiera isola alcuni episodi dell’affrontamento cruento in Uruguay tra la guerriglia del MLN-Tupamaros e le forze dell’ordine tra gli anni ’60 e ’70 del XX secolo, senza prendere veramente parte, sebbene sia evidente la maggior responsabilità delle istituzioni militari e poliziesche. Martínez Moreno cerca di non alterare i dati della realtà e di presentare le vicende narrate con scrupolo documentale. Tuttavia, con la scelta degli episodi raccontati, assumendo il punto di vista della figura di volta in volta debole, della vittima, Martínez Moreno dimostra che con il suo capolavoro cerca di riscattare la voce di chi non ha voce, di presentare la terribile situazione delle vittime, anche quando si tratta di aguzzini o di persone che in altri momenti hanno esercitato un potere ingiusto. Martínez Moreno, come già sperimentato in Tierra en la boca e in alcuni racconti, vuole rivendicare la dignità e l’umanità degli ultimi e degli esecrati.
Gli ultimi e degli esecrati in "El color que el infierno me escondiera" di Carlos Martínez Moreno
SIMINI, Diego
2012-01-01
Abstract
Nell’opera narrativa dell’uruguaiano Carlos Martínez Moreno (1917-1986), ha un’importanza particolare l’ultimo romanzo, El color que el infierno me escondiera, pubblicato in Messico nel 1981. Su questo testo la critica si è soffermata, evidenziandone le caratteristiche formali e strutturali e studiandone i rapporti intertestuali con La divina commedia di Dante, a cui si deve il titolo e le epigrafi di ognuno dei ventidue brani che compongono l’opera. El color que el infierno me escondiera isola alcuni episodi dell’affrontamento cruento in Uruguay tra la guerriglia del MLN-Tupamaros e le forze dell’ordine tra gli anni ’60 e ’70 del XX secolo, senza prendere veramente parte, sebbene sia evidente la maggior responsabilità delle istituzioni militari e poliziesche. Martínez Moreno cerca di non alterare i dati della realtà e di presentare le vicende narrate con scrupolo documentale. Tuttavia, con la scelta degli episodi raccontati, assumendo il punto di vista della figura di volta in volta debole, della vittima, Martínez Moreno dimostra che con il suo capolavoro cerca di riscattare la voce di chi non ha voce, di presentare la terribile situazione delle vittime, anche quando si tratta di aguzzini o di persone che in altri momenti hanno esercitato un potere ingiusto. Martínez Moreno, come già sperimentato in Tierra en la boca e in alcuni racconti, vuole rivendicare la dignità e l’umanità degli ultimi e degli esecrati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.