Le ultime indagini, effettuate nell’ambito di vari progetti internazionali variamente correlati, sono state particolarmente decisive per quanto riguarda gli impianti di itticoltura dell’alto Adriatico. Per questa classe di monumenti l’Istria rivendica una sua peculiarità: queste peschiere “adriatiche” hanno poco o nulla a che fare con strutture tirreniche apparentemente adibite allo stesso uso. In realtà le differenze sono sostanziali, sia nella tipologia, sia nella tecnica costruttiva, sia, probabilmente , nella destinazione d’uso. L’analisi degli esempi ormai noti, indagati o in corso d’indagine (da nord a sud S. Bartolomeo, Fizine, Katoro e Kupanja) e di altri presunti permette di definire un range tipologico e dimensionale che li iscrive di diritto tra le strutture destinate all’itticoltura intensiva. Oltre alla tipologia edilizia, gli impianti di itticultura altoadriatici hanno come minimo comune denominatore la tecnica costruttiva: sono realizzate mediante imponenti gettate di pietre sciolte che fungono da perimetrazione di uno o più bacini e da supporto di una parte superiore emergente. Si privilegiano per ora due possibili destinazioni d’uso: 1. l’allevamento e/o l’ingrassamento del pesce destinato al consumo; 2. l'allevamento del pesce per la produzione di salse o conserve di pesce. La frequenza e la tipologia di questi impianti sottolineano la loro pertinenza ad una rete di apprestamenti a carattere produttivo, la cui presenza contribuisce a rafforzare l’immagine di uno sfruttamento intensivo, agricolo e marittimo, lungo la costa istriana, ben attestato dalle ricerche in corso sul alcuni complessi marittimi.
Piscine e vivaria nell’Adriatico settentrionale: tipologie e funzioni
AURIEMMA, Rita
2009-01-01
Abstract
Le ultime indagini, effettuate nell’ambito di vari progetti internazionali variamente correlati, sono state particolarmente decisive per quanto riguarda gli impianti di itticoltura dell’alto Adriatico. Per questa classe di monumenti l’Istria rivendica una sua peculiarità: queste peschiere “adriatiche” hanno poco o nulla a che fare con strutture tirreniche apparentemente adibite allo stesso uso. In realtà le differenze sono sostanziali, sia nella tipologia, sia nella tecnica costruttiva, sia, probabilmente , nella destinazione d’uso. L’analisi degli esempi ormai noti, indagati o in corso d’indagine (da nord a sud S. Bartolomeo, Fizine, Katoro e Kupanja) e di altri presunti permette di definire un range tipologico e dimensionale che li iscrive di diritto tra le strutture destinate all’itticoltura intensiva. Oltre alla tipologia edilizia, gli impianti di itticultura altoadriatici hanno come minimo comune denominatore la tecnica costruttiva: sono realizzate mediante imponenti gettate di pietre sciolte che fungono da perimetrazione di uno o più bacini e da supporto di una parte superiore emergente. Si privilegiano per ora due possibili destinazioni d’uso: 1. l’allevamento e/o l’ingrassamento del pesce destinato al consumo; 2. l'allevamento del pesce per la produzione di salse o conserve di pesce. La frequenza e la tipologia di questi impianti sottolineano la loro pertinenza ad una rete di apprestamenti a carattere produttivo, la cui presenza contribuisce a rafforzare l’immagine di uno sfruttamento intensivo, agricolo e marittimo, lungo la costa istriana, ben attestato dalle ricerche in corso sul alcuni complessi marittimi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.