Nell’attuale stato degli studi intorno alla comunicazione disponiamo di una serie impressionante di lavori e di ricerche che analizzano le strutture e le funzioni del linguaggio, la psicologia e la sociologia della comunicazione, fino ad una fitta serie di indagini per quanto riguarda la comunicazione di massa, l’industria culturale, i mass media, il sistema dell’informazione, la pubblicità. Pur in presenza di questo formidabile apparato bibliografico, che dà l’illusione che sia ormai tutto chiaro e non ci sia più nulla da scoprire, è difficile respingere l’impressione che sia in atto una distorsione nell’accostare il tema della comunicazione, nel senso che si tende ad appiattirla riduttivamente sul versante dell’industria cultura (di cui si mette in evidenza l’attitudine a seminare conformismo, banalizzazione e standardizzazione), dell’informazione (che si critica come ideologicamente orientata, veicolo di persuasione occulta, tale da produrre «falsa coscienza») e della pubblicità (accusata di essere un gigantesco dispositivo capace di alimentare una mistificazione di massa). Il sistema comunicativo è stato conseguentemente aggredito e indagato da studi specialistici, spesso raffinati, con approfondimenti da ogni punto di vista, eccetto che da uno: quello teorico-filosofico. Ebbene, è facile constatare come tutto l’arco della filosofia del Novecento sia stato investito da autentiche bufere e rotture epistemologiche di radicale portata, e sempre su un terreno che aveva la comunicazione il suo epicentro e il suo banco di prova. Il medium che ha provocato queste svolte è il linguaggio, la sua centralità e pervasività, e il suo rapporto con la comunicazione. Lo scopo perseguito nella stesura di questo volume è duplice: per un verso, si è voluto indagare se l’arte – tradizionalmente ritenuta depositaria di un enigma, da svelare o da conservare, e di un fascino stregato a prima vista impalpabile e sfuggente – sia o meno orientata alla comunicazione e, in caso affermativo, che cosa comunica. Per un altro verso, si è aperto un ventaglio a tutto sesto sull’accidentato percorso del tema della comunicazione nel panorama filosofico del Novecento, ripercorrendo gli snodi essenziali della svolta linguistica e di quella ermeneutica, fino ad approdare – con Apel e Habermas – al riconoscimento dell’esigenza di una svolta comunicativa rivolta all’intesa. Ne è nato un manuale che, pur privilegiando il punto di vista estetico, esamina in tutto il loro spessore teorico le principali riflessioni novecentesche sull’universo linguistico e sul significato della comunicazione umana.

Estetica e Comunicazione nel panorama teorico del Novecento (II ed.)

PELLEGRINO, Paolo Tommaso
2005-01-01

Abstract

Nell’attuale stato degli studi intorno alla comunicazione disponiamo di una serie impressionante di lavori e di ricerche che analizzano le strutture e le funzioni del linguaggio, la psicologia e la sociologia della comunicazione, fino ad una fitta serie di indagini per quanto riguarda la comunicazione di massa, l’industria culturale, i mass media, il sistema dell’informazione, la pubblicità. Pur in presenza di questo formidabile apparato bibliografico, che dà l’illusione che sia ormai tutto chiaro e non ci sia più nulla da scoprire, è difficile respingere l’impressione che sia in atto una distorsione nell’accostare il tema della comunicazione, nel senso che si tende ad appiattirla riduttivamente sul versante dell’industria cultura (di cui si mette in evidenza l’attitudine a seminare conformismo, banalizzazione e standardizzazione), dell’informazione (che si critica come ideologicamente orientata, veicolo di persuasione occulta, tale da produrre «falsa coscienza») e della pubblicità (accusata di essere un gigantesco dispositivo capace di alimentare una mistificazione di massa). Il sistema comunicativo è stato conseguentemente aggredito e indagato da studi specialistici, spesso raffinati, con approfondimenti da ogni punto di vista, eccetto che da uno: quello teorico-filosofico. Ebbene, è facile constatare come tutto l’arco della filosofia del Novecento sia stato investito da autentiche bufere e rotture epistemologiche di radicale portata, e sempre su un terreno che aveva la comunicazione il suo epicentro e il suo banco di prova. Il medium che ha provocato queste svolte è il linguaggio, la sua centralità e pervasività, e il suo rapporto con la comunicazione. Lo scopo perseguito nella stesura di questo volume è duplice: per un verso, si è voluto indagare se l’arte – tradizionalmente ritenuta depositaria di un enigma, da svelare o da conservare, e di un fascino stregato a prima vista impalpabile e sfuggente – sia o meno orientata alla comunicazione e, in caso affermativo, che cosa comunica. Per un altro verso, si è aperto un ventaglio a tutto sesto sull’accidentato percorso del tema della comunicazione nel panorama filosofico del Novecento, ripercorrendo gli snodi essenziali della svolta linguistica e di quella ermeneutica, fino ad approdare – con Apel e Habermas – al riconoscimento dell’esigenza di una svolta comunicativa rivolta all’intesa. Ne è nato un manuale che, pur privilegiando il punto di vista estetico, esamina in tutto il loro spessore teorico le principali riflessioni novecentesche sull’universo linguistico e sul significato della comunicazione umana.
2005
9788880866510
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