Il saggio ricostruisce l’atteggiamento della curia romana al tempo di papa Sisto IV (1471-1484) in relazione al problema turco in occasione in particolare della crisi legata all’occupazione turca di Otranto nel 1480-1481. Attraverso lo spoglio di fonti archivistiche di varia provenienza (in particolare i dispacci diplomatici sforzeschi, e fiorentini) si propone una ricostruzione piuttosto dettagliata delle posizioni che si agitarono in seno al mondo curiale in rapporto a quella vicenda, così come delle iniziative che furono messe in campo per sostenere il re di Napoli Ferrante d’Aragona. Una parte del saggio si sofferma d’altro canto a mettere in evidenza come il tema della mobilitazione anti-turca e dell’impegno a favore di una Crociata (pensata in chiave essenzialmente anti-ottomana) costituisse per il Papato del Rinascimento un argomento importante per tentare di rilanciare, per lo meno nei riguardi degli Stati italiani, una certa centralità del Papato stesso, a fronte del forte logoramento di autorità e di prestigio politico che la monarchia pontificia era venuta indiscutibilmente subendo a partire dal XIV secolo. Questo aspetto, che in teoria candidava il Papato al ruolo di guida morale dell’insieme gli Stati italiani e di perno di una loro mobilitazione in difesa della Cristianità, si scontrava d’altro canto con le ambizioni politiche dei nipoti del papa, i quali ambivano ad approfittare di ogni possibile crisi del quadro geopolitico peninsulare per tentare di creare condizioni favorevoli alla loro affermazione come dinasti territoriali. Perfino l’arrivo dei Turchi, da questo punto di vista, poteva risultare funzionale rispetto a questo di istanze. Da questo duplice ordine di fattori discendeva, di conseguenza, un atteggiamento politico talora contraddittorio da parte del pontefice Sisto IV, da un lato ispirato appunto dalla vocazione crociata che egli sentiva incombere sulla propria persona e dall’altro influenzato (e non poco!) dalle ambizioni dei propri nipoti (a cominciare dal suo prediletto, il conte Girolamo Riario, che era anche Gonfaloniere della Chiesa). Un ultima parte del saggio si sofferma peraltro sul fatto che durante la crisi di Otranto si venne perfezionando la procedura della costituzione di commissioni cardinalizie cui affidare la trattazione di questioni politiche particolarmente delicate (come appunto quella dei provvedimenti con cui fronteggiare la minaccia turca). Questo sviluppo istituzionale (che prefigurava le congregazioni cardinalizie che avrebbero poi preso piede nel corso del Cinquecento) andava nella direzione di un tendenziale svuotamento del ruolo politico del Concistoro quale supremo consesso decisionale. In questo senso, se la crisi di Otranto non valse in realtà a rilanciare il ruolo del Papato quale indiscusso campione della mobilitazione anti-turca (per via appunto delle contraddizioni derivanti dalle ambizioni di segno diverso dei nipoti papali), essa permise quanto meno al pontificato sistino di compiere un significativo passo in avanti nella direzione dell’addomesticamento del cardinalato e di una sua tendenziale burocratizzazione.
La curia romana e la crisi di Otranto
SOMAINI, Francesco
2008-01-01
Abstract
Il saggio ricostruisce l’atteggiamento della curia romana al tempo di papa Sisto IV (1471-1484) in relazione al problema turco in occasione in particolare della crisi legata all’occupazione turca di Otranto nel 1480-1481. Attraverso lo spoglio di fonti archivistiche di varia provenienza (in particolare i dispacci diplomatici sforzeschi, e fiorentini) si propone una ricostruzione piuttosto dettagliata delle posizioni che si agitarono in seno al mondo curiale in rapporto a quella vicenda, così come delle iniziative che furono messe in campo per sostenere il re di Napoli Ferrante d’Aragona. Una parte del saggio si sofferma d’altro canto a mettere in evidenza come il tema della mobilitazione anti-turca e dell’impegno a favore di una Crociata (pensata in chiave essenzialmente anti-ottomana) costituisse per il Papato del Rinascimento un argomento importante per tentare di rilanciare, per lo meno nei riguardi degli Stati italiani, una certa centralità del Papato stesso, a fronte del forte logoramento di autorità e di prestigio politico che la monarchia pontificia era venuta indiscutibilmente subendo a partire dal XIV secolo. Questo aspetto, che in teoria candidava il Papato al ruolo di guida morale dell’insieme gli Stati italiani e di perno di una loro mobilitazione in difesa della Cristianità, si scontrava d’altro canto con le ambizioni politiche dei nipoti del papa, i quali ambivano ad approfittare di ogni possibile crisi del quadro geopolitico peninsulare per tentare di creare condizioni favorevoli alla loro affermazione come dinasti territoriali. Perfino l’arrivo dei Turchi, da questo punto di vista, poteva risultare funzionale rispetto a questo di istanze. Da questo duplice ordine di fattori discendeva, di conseguenza, un atteggiamento politico talora contraddittorio da parte del pontefice Sisto IV, da un lato ispirato appunto dalla vocazione crociata che egli sentiva incombere sulla propria persona e dall’altro influenzato (e non poco!) dalle ambizioni dei propri nipoti (a cominciare dal suo prediletto, il conte Girolamo Riario, che era anche Gonfaloniere della Chiesa). Un ultima parte del saggio si sofferma peraltro sul fatto che durante la crisi di Otranto si venne perfezionando la procedura della costituzione di commissioni cardinalizie cui affidare la trattazione di questioni politiche particolarmente delicate (come appunto quella dei provvedimenti con cui fronteggiare la minaccia turca). Questo sviluppo istituzionale (che prefigurava le congregazioni cardinalizie che avrebbero poi preso piede nel corso del Cinquecento) andava nella direzione di un tendenziale svuotamento del ruolo politico del Concistoro quale supremo consesso decisionale. In questo senso, se la crisi di Otranto non valse in realtà a rilanciare il ruolo del Papato quale indiscusso campione della mobilitazione anti-turca (per via appunto delle contraddizioni derivanti dalle ambizioni di segno diverso dei nipoti papali), essa permise quanto meno al pontificato sistino di compiere un significativo passo in avanti nella direzione dell’addomesticamento del cardinalato e di una sua tendenziale burocratizzazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.