Il sistema pugliese di pianificazione del territorio presenta aspetti di particolare interesse, tali da consentire riflessioni di rilevanza paradigmatica generale. In primo luogo, l’identificazione di un nucleo essenziale del potere comunale di pianificare il proprio territorio con i corrispondenti limiti che incontrano la Regione (e la Provincia) nel partecipare a quelle scelte. L’auspicabile recupero di centralità della pianificazione territoriale può fornire una risposta: costruendo l’indefettibile riscontro operato dall’Amministrazione d'area media/vasta come verifica di sola compatibilità (e dunque a ridotto tasso di discrezionalità) dello strumento comunale rispetto al piano “sovraordinato”, per un verso si potrebbero superare le incertezze in ordine all’elaborazione di sequenze formative infulcrate su di un diverso e più circoscritto, ancorché imprescindibile, ruolo della Regione (o della Provincia) e, comunque, lontane dalla nota, storica torsione ordinamentale costituita dal modello ad atto complesso; per altro verso, si potrebbero utilizzare meccanismi per accelerare (anche attraverso l’applicazione di tecniche di semplificazione per silentium) i tempi della pianificazione ordinaria (scoraggiando, al contrario, il ricorso a modelli “eversivi” di quella pianificazione). A questa riflessione – e in un contesto caratterizzato da una maggiore trasparenza delle scelte pianificatorie – è legata pure l’opportunità di ripensare il ruolo della Provincia nel sistema di governo del territorio: di qui la proposta di intestare la pianificazione territoriale d’area vasta al solo livello regionale, senza con ciò escludere l'importanza primaria dell'apporto conoscitivo dell'Ente intermedio.
D'ACCIAIO E DI VETRO. RAZIONALISMO URBANISTICO E REGOLAZIONI REGIONALI: LA PUGLIA
PORTALURI, Pier Luigi
2008-01-01
Abstract
Il sistema pugliese di pianificazione del territorio presenta aspetti di particolare interesse, tali da consentire riflessioni di rilevanza paradigmatica generale. In primo luogo, l’identificazione di un nucleo essenziale del potere comunale di pianificare il proprio territorio con i corrispondenti limiti che incontrano la Regione (e la Provincia) nel partecipare a quelle scelte. L’auspicabile recupero di centralità della pianificazione territoriale può fornire una risposta: costruendo l’indefettibile riscontro operato dall’Amministrazione d'area media/vasta come verifica di sola compatibilità (e dunque a ridotto tasso di discrezionalità) dello strumento comunale rispetto al piano “sovraordinato”, per un verso si potrebbero superare le incertezze in ordine all’elaborazione di sequenze formative infulcrate su di un diverso e più circoscritto, ancorché imprescindibile, ruolo della Regione (o della Provincia) e, comunque, lontane dalla nota, storica torsione ordinamentale costituita dal modello ad atto complesso; per altro verso, si potrebbero utilizzare meccanismi per accelerare (anche attraverso l’applicazione di tecniche di semplificazione per silentium) i tempi della pianificazione ordinaria (scoraggiando, al contrario, il ricorso a modelli “eversivi” di quella pianificazione). A questa riflessione – e in un contesto caratterizzato da una maggiore trasparenza delle scelte pianificatorie – è legata pure l’opportunità di ripensare il ruolo della Provincia nel sistema di governo del territorio: di qui la proposta di intestare la pianificazione territoriale d’area vasta al solo livello regionale, senza con ciò escludere l'importanza primaria dell'apporto conoscitivo dell'Ente intermedio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.