Se il Romanticismo, alla ricerca delle radici storiche e culturali su cui fondare una letteratura nazionale tedesca, aveva riscoperto l’Età medievale, verso la seconda metà dell’Ottocento, l’interesse si sposta verso il Rinascimento italiano del gobelin e dello «stile grande», della bellezza e della magnificentia. Scritta fra il 1868 e il 1873, la novella L'Amuleto di Conrad Ferdinand Meyer può essere sicuramente considerata un classico di tale ricezione ottocentesca “decadente” che, iniziata da Nietzsche ma soprattutto dallo storico Jacob Burckhardt, raggiungerà poi con D’Annunzio e Hofmannsthal il suo momento di maggiore sintesi formale e creativa. Con virtuosismo raffinato nella gestione dei frequenti richiami letterari e della densa tessitura di significazioni simboliche, lo scrittore svizzero sviluppa il dipinto storico di una spettrale Parigi alla vigilia della notte di San Bartolomeo, coniugando sapientemente solennità dell’argomento storico e tono più dimesso, quasi crepuscolare, ironia e pathos, gusto del particolare e scavo psicologico di straordinaria modernità decisamente proiettata al di là del secolo XIX.
L'amuleto
TATEO, Giovanni
2005-01-01
Abstract
Se il Romanticismo, alla ricerca delle radici storiche e culturali su cui fondare una letteratura nazionale tedesca, aveva riscoperto l’Età medievale, verso la seconda metà dell’Ottocento, l’interesse si sposta verso il Rinascimento italiano del gobelin e dello «stile grande», della bellezza e della magnificentia. Scritta fra il 1868 e il 1873, la novella L'Amuleto di Conrad Ferdinand Meyer può essere sicuramente considerata un classico di tale ricezione ottocentesca “decadente” che, iniziata da Nietzsche ma soprattutto dallo storico Jacob Burckhardt, raggiungerà poi con D’Annunzio e Hofmannsthal il suo momento di maggiore sintesi formale e creativa. Con virtuosismo raffinato nella gestione dei frequenti richiami letterari e della densa tessitura di significazioni simboliche, lo scrittore svizzero sviluppa il dipinto storico di una spettrale Parigi alla vigilia della notte di San Bartolomeo, coniugando sapientemente solennità dell’argomento storico e tono più dimesso, quasi crepuscolare, ironia e pathos, gusto del particolare e scavo psicologico di straordinaria modernità decisamente proiettata al di là del secolo XIX.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.