Affermatasi nel Cinquecento come modello alternativo al petrarchismo, la letteratura erotica si espresse come un vero e proprio genere grazie al caposcuola Francesco Berni e ai suoi capitoli equivoci «in lode». In parte rinnovata nelle forme e nei temi, questa produzione continuò con grande fortuna anche nel XVII secolo, trovando in Antonio Malatesti l’esponente forse più rappresentativo e stilisticamente interessante. La Tina, composta nel 1637 ca., è una raccolta erotico-rusticale di cinquanta sonetti (preceduti da una programmatica lettera dedicatoria), di cui è stata rinvenuta una redazione autografa nella Biblioteca Nazionale di Firenze. Viene ora proposta in una veste editoriale finalmente accertata e affidabile che offre per la prima volta l’unica documentata volontà dell’autore. Costruiti, secondo la collaudata norma dell’equivoco, su un doppio livello semantico (il primo, quello letterale, descrive oggetti, situazioni, lavori e operazioni del mondo contadino; il secondo, quello metaforico, rappresenta invece le varie modalità e le diverse tecniche del rapporto sessuale), i componimenti malatestiani sono espressione di quella letteratura erotica di nobili ascendenze classiche che richiama da tempo, nella critica, un interesse sempre crescente. Emerge nei sonetti l’immagine di un genere letterario che, lungi dal presentarsi sulla soglia del XVII secolo illanguidito dalla consuetudine o dalla ripresa di stereotipi, mostra i segni di una straordinaria vitalità e di una “proteica” capacità di adattamento alle forme espressive di più larga fortuna del tempo. L’edizione è corredata di un ampio e puntuale apparato di note di commento, necessarie per comprendere le più minute sfumature del complesso gioco linguistico dell’autore, ed è completata dall’Indice delle voci annotate e dall’Indice dei capoversi.
LA TINA
MASIERI, MIRELLA
2005-01-01
Abstract
Affermatasi nel Cinquecento come modello alternativo al petrarchismo, la letteratura erotica si espresse come un vero e proprio genere grazie al caposcuola Francesco Berni e ai suoi capitoli equivoci «in lode». In parte rinnovata nelle forme e nei temi, questa produzione continuò con grande fortuna anche nel XVII secolo, trovando in Antonio Malatesti l’esponente forse più rappresentativo e stilisticamente interessante. La Tina, composta nel 1637 ca., è una raccolta erotico-rusticale di cinquanta sonetti (preceduti da una programmatica lettera dedicatoria), di cui è stata rinvenuta una redazione autografa nella Biblioteca Nazionale di Firenze. Viene ora proposta in una veste editoriale finalmente accertata e affidabile che offre per la prima volta l’unica documentata volontà dell’autore. Costruiti, secondo la collaudata norma dell’equivoco, su un doppio livello semantico (il primo, quello letterale, descrive oggetti, situazioni, lavori e operazioni del mondo contadino; il secondo, quello metaforico, rappresenta invece le varie modalità e le diverse tecniche del rapporto sessuale), i componimenti malatestiani sono espressione di quella letteratura erotica di nobili ascendenze classiche che richiama da tempo, nella critica, un interesse sempre crescente. Emerge nei sonetti l’immagine di un genere letterario che, lungi dal presentarsi sulla soglia del XVII secolo illanguidito dalla consuetudine o dalla ripresa di stereotipi, mostra i segni di una straordinaria vitalità e di una “proteica” capacità di adattamento alle forme espressive di più larga fortuna del tempo. L’edizione è corredata di un ampio e puntuale apparato di note di commento, necessarie per comprendere le più minute sfumature del complesso gioco linguistico dell’autore, ed è completata dall’Indice delle voci annotate e dall’Indice dei capoversi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.