Dire di Roland Barthes è dire della scrittura, del testo, della significanza, dell’ascolto, della seduzione, del ricordare, del dettaglio esorbitante e inutile, dell’incontro irripetibile, dell’infunzionale, del singolo, dell’ingiustificabile, dell’unico, dell’eccedente. Un dire di Barthes, che, essendone la lettura, è esso stesso inevitabilmente riscrittura, ascolto, spostamento, apertura verso ciò che è irriducibilmente fuori dal potere del detto, dell’interdetto, della memoria, della trascrizione e fuori dall’arroganza che tutto questo accompagna, come pure dall’ovvio con cui tutto questo si giustifica. Una visione ottusa quella di Barthes: la visione della scrittura come de-scrittura di quanto è dato come scritto, descritto, prescritto, proscritto.
La visione ottusa della scrittura e della pittura
PONZIO, Luciano
2010-01-01
Abstract
Dire di Roland Barthes è dire della scrittura, del testo, della significanza, dell’ascolto, della seduzione, del ricordare, del dettaglio esorbitante e inutile, dell’incontro irripetibile, dell’infunzionale, del singolo, dell’ingiustificabile, dell’unico, dell’eccedente. Un dire di Barthes, che, essendone la lettura, è esso stesso inevitabilmente riscrittura, ascolto, spostamento, apertura verso ciò che è irriducibilmente fuori dal potere del detto, dell’interdetto, della memoria, della trascrizione e fuori dall’arroganza che tutto questo accompagna, come pure dall’ovvio con cui tutto questo si giustifica. Una visione ottusa quella di Barthes: la visione della scrittura come de-scrittura di quanto è dato come scritto, descritto, prescritto, proscritto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.