Il tempo è parte integrante della nostra esistenza, il tempo scandisce il ritmo della nostra esistenza. Ma quanto più esso appare misurabile, concretizzabile in un anno, un mese, un‟ora, un minuto, tanto più nel linguaggio comune esso è non circoscrivibile in una determinata unità di misura, basti pensare alle comuni locuzioni “a dopo”, “non ancora”, “fra poco”… E nel momento in cui il tempo oggettivo, l‟unità misurabile del tempo entra in relazione con il soggetto che lo percepisce e lo vive, l‟indeterminatezza di questo concetto diventa ancor più pregnante. L‟interrogativo iniziale dal quale è scaturito il presente contributo è stato: perché se il tempo è misurabile – pienamente oggettivato – lo stesso lasso di tempo non è da me percepito come scandito allo stesso modo, sempre in ogni circostanza? Perché la stessa cadenza di un‟ora se vissuta da me in una situazione di divertimento sembra essersi consumata in un tempo più ridotto e, invece, dietro una porta che non si apre, in attesa di un esito diagnostico, quell‟ora sembra un‟eternità? Ed ecco perché quellenigma di cui parlava Sant‟Agostino non è soltanto un enigma cognitivo, ma diviene un enigma esistenziale. Sono i dati di tempo, come li definisce Husserl, che rimangono, una volta messa tra parentesi ogni trascendenza, effettuata l‟operazione di riduzione, quello che rimane non è un tempo obiettivo, né obiettivamente determinabile: questo tempo non è misurabile e per se stesso non c'è alcun orologio né cronometro di sorta. Questa messa tra parentesi del trascendentale permette la manifestazione del tempo sentito, la temporalità immanente della coscienza, il flusso della coscienza, che fonda la possibilità di ogni apprensione di tempo. Questa apprensione risulta essere il luogo della conversione dei dati di tempo sentiti nei dati di tempo percepiti, il luogo del passaggio dal livello del tempo immanente della coscienza, a quello del tempo percepito, in cui, afferma Husserl, è possibile commisurare i tempi o i rapporti di tempo, cioè stabilire questo o quell‟ordine.
Il tempo come incontro tra soggetto e mondo, partendo da Il curioso caso di Benjamin Button di D. Fincher
DE LEO, DANIELA
2009-01-01
Abstract
Il tempo è parte integrante della nostra esistenza, il tempo scandisce il ritmo della nostra esistenza. Ma quanto più esso appare misurabile, concretizzabile in un anno, un mese, un‟ora, un minuto, tanto più nel linguaggio comune esso è non circoscrivibile in una determinata unità di misura, basti pensare alle comuni locuzioni “a dopo”, “non ancora”, “fra poco”… E nel momento in cui il tempo oggettivo, l‟unità misurabile del tempo entra in relazione con il soggetto che lo percepisce e lo vive, l‟indeterminatezza di questo concetto diventa ancor più pregnante. L‟interrogativo iniziale dal quale è scaturito il presente contributo è stato: perché se il tempo è misurabile – pienamente oggettivato – lo stesso lasso di tempo non è da me percepito come scandito allo stesso modo, sempre in ogni circostanza? Perché la stessa cadenza di un‟ora se vissuta da me in una situazione di divertimento sembra essersi consumata in un tempo più ridotto e, invece, dietro una porta che non si apre, in attesa di un esito diagnostico, quell‟ora sembra un‟eternità? Ed ecco perché quellenigma di cui parlava Sant‟Agostino non è soltanto un enigma cognitivo, ma diviene un enigma esistenziale. Sono i dati di tempo, come li definisce Husserl, che rimangono, una volta messa tra parentesi ogni trascendenza, effettuata l‟operazione di riduzione, quello che rimane non è un tempo obiettivo, né obiettivamente determinabile: questo tempo non è misurabile e per se stesso non c'è alcun orologio né cronometro di sorta. Questa messa tra parentesi del trascendentale permette la manifestazione del tempo sentito, la temporalità immanente della coscienza, il flusso della coscienza, che fonda la possibilità di ogni apprensione di tempo. Questa apprensione risulta essere il luogo della conversione dei dati di tempo sentiti nei dati di tempo percepiti, il luogo del passaggio dal livello del tempo immanente della coscienza, a quello del tempo percepito, in cui, afferma Husserl, è possibile commisurare i tempi o i rapporti di tempo, cioè stabilire questo o quell‟ordine.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.