La necessità sempre più improrogabile di un confronto diretto con l’orizzonte del bios, di quella vita, cioè, che è oggetto di valutazioni etiche, ma anche di decisioni politiche e giuridiche, fa da sfondo e da filo conduttore all’analisi condotta nel lavoro. Attraverso l’articolata elaborazione foucaultiana del biopotere e della biopolitica, viene messa in luce l’implicazione sempre più diretta che lega la politica alla vita umana, considerata nei suoi aspetti biologici e naturali, e che è il risultato di una svolta epocale del rapporto che fin dall’antichità ha unito “vita” e “politica”. Soprattutto in età moderna, infatti, al paradigma della sovranità si sono affiancate pratiche di governo, dirette sia verso i singoli individui che verso intere popolazioni, che, avvalendosi del biopotere, hanno manifestato la tendenza a controllare e a regolamentare i processi fondamentali della vita. Tuttavia è emerso anche come i dispositivi di biopotere abbiano messo in luce un intrinseco contrasto tra la tendenza a custodire e potenziare il bios e la tendenza opposta a negarlo, tanto da aver indotto a parlare di una biopolitica affermativa e di una biopolitica negativa. Oggi, poi, l’intimo legame esistente tra scienza e vita fa riemergere l’attualità del paradigma biopolitico nell’ambito di tutti i programmi di governo rivolti alle politiche sanitarie. A tal riguardo, si è focalizzata l’attenzione in particolare su due questioni: la commercializzazione del vaccino contro lo Human Papillomavirus e l’eccessivo aumento del ricorso al taglio cesareo in ostetricia. Si tratta di problematiche ad ampio raggio, che necessitano di un’analisi a livello globale, dalla quale emergono i forti contrasti esistenti tra diverse realtà mondiali; il divario tra paesi ricchi e paesi poveri e la difficoltà a garantire diritti umani fondamentali, come il diritto alla salute, infatti, emergono in tutta la loro drammaticità.
Governare la vita tra biopotere e biopolitica
VERGARI, UGHETTA
2010-01-01
Abstract
La necessità sempre più improrogabile di un confronto diretto con l’orizzonte del bios, di quella vita, cioè, che è oggetto di valutazioni etiche, ma anche di decisioni politiche e giuridiche, fa da sfondo e da filo conduttore all’analisi condotta nel lavoro. Attraverso l’articolata elaborazione foucaultiana del biopotere e della biopolitica, viene messa in luce l’implicazione sempre più diretta che lega la politica alla vita umana, considerata nei suoi aspetti biologici e naturali, e che è il risultato di una svolta epocale del rapporto che fin dall’antichità ha unito “vita” e “politica”. Soprattutto in età moderna, infatti, al paradigma della sovranità si sono affiancate pratiche di governo, dirette sia verso i singoli individui che verso intere popolazioni, che, avvalendosi del biopotere, hanno manifestato la tendenza a controllare e a regolamentare i processi fondamentali della vita. Tuttavia è emerso anche come i dispositivi di biopotere abbiano messo in luce un intrinseco contrasto tra la tendenza a custodire e potenziare il bios e la tendenza opposta a negarlo, tanto da aver indotto a parlare di una biopolitica affermativa e di una biopolitica negativa. Oggi, poi, l’intimo legame esistente tra scienza e vita fa riemergere l’attualità del paradigma biopolitico nell’ambito di tutti i programmi di governo rivolti alle politiche sanitarie. A tal riguardo, si è focalizzata l’attenzione in particolare su due questioni: la commercializzazione del vaccino contro lo Human Papillomavirus e l’eccessivo aumento del ricorso al taglio cesareo in ostetricia. Si tratta di problematiche ad ampio raggio, che necessitano di un’analisi a livello globale, dalla quale emergono i forti contrasti esistenti tra diverse realtà mondiali; il divario tra paesi ricchi e paesi poveri e la difficoltà a garantire diritti umani fondamentali, come il diritto alla salute, infatti, emergono in tutta la loro drammaticità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.