Con questo quinto volume si conclude l’edizione italiana dell’Epistolario di Friedrich Nietzsche (Edizione italiana delle Opere e dell'Epistolario di Nietzsche condotta sul testo critico stabilito da Giorgio Colli e Mazzino Montinari), e si può a buon diritto parlare di avvenimento editoriale. Mai come in questo caso, infatti, i testi offerti al lettore si rivelano preziosi per sfatare i pregiudizi – tanto radicati quanto infondati – e le manipolazioni più o meno dolose di cui Nietzsche è sempre stato, ed è tuttora, oggetto. Ed è impressionante notare, nelle lettere dell’ultimo periodo, come lo stesso filosofo sia consapevole del suo destino di pensatore frainteso: «... godo di una strana e quasi misteriosa considerazione da parte di tutti i partiti radicali (socialisti, nichilisti, antisemiti, cristiani ortodossi, wagneriani)». L’atto finale dell’Epistolario si apre a Nizza, città cosmopolita che Nietzsche elegge a suo «quartiere d’inverno». Sono i giorni in cui è costretto a far stampare la quarta parte di Così parlò Zarathustra privatamente, perché la ricerca di un nuovo editore si è rivelata assai problematica. Nietzsche oscilla tra un’amarezza che può tradursi in toni di sconforto e l’esaltazione per il «nuovo compito»: quel pensiero dell’eterno ritorno che sente gravare su di lui «con il peso di cento quintali». Intanto la Germania gli si mostra sempre più lontana e ostile, climaticamente e culturalmente, e diventa pressoché totale la solitudine, prostrante ma indispensabile per adempiere al proprio fatum. Finché, nel suo inquieto peregrinare, non approda a Torino, che subito gli appare «magnifica e singolarmente benefica». Sarà invece la tappa conclusiva della sua vita senziente: lì, poche settimane più tardi, la salute mentale cederà di schianto, e il filosofo sprofonderà in tenebre irreversibili. Ma prima di estinguersi, durante il soggiorno torinese divamperà nella sua fiammata più fulgida un pensiero che avrebbe lasciato un’impronta indelebile. E documento insostituibile di questo periodo sono le lettere, che, fino al culmine degli abbaglianti «biglietti della follia», si rivelano parte essenziale degli ultimi, esplosivi scritti di Nietzsche.
Friedrich Nietzsche, Epistolario (1885-1889)
FORNARI, Maria
2011-01-01
Abstract
Con questo quinto volume si conclude l’edizione italiana dell’Epistolario di Friedrich Nietzsche (Edizione italiana delle Opere e dell'Epistolario di Nietzsche condotta sul testo critico stabilito da Giorgio Colli e Mazzino Montinari), e si può a buon diritto parlare di avvenimento editoriale. Mai come in questo caso, infatti, i testi offerti al lettore si rivelano preziosi per sfatare i pregiudizi – tanto radicati quanto infondati – e le manipolazioni più o meno dolose di cui Nietzsche è sempre stato, ed è tuttora, oggetto. Ed è impressionante notare, nelle lettere dell’ultimo periodo, come lo stesso filosofo sia consapevole del suo destino di pensatore frainteso: «... godo di una strana e quasi misteriosa considerazione da parte di tutti i partiti radicali (socialisti, nichilisti, antisemiti, cristiani ortodossi, wagneriani)». L’atto finale dell’Epistolario si apre a Nizza, città cosmopolita che Nietzsche elegge a suo «quartiere d’inverno». Sono i giorni in cui è costretto a far stampare la quarta parte di Così parlò Zarathustra privatamente, perché la ricerca di un nuovo editore si è rivelata assai problematica. Nietzsche oscilla tra un’amarezza che può tradursi in toni di sconforto e l’esaltazione per il «nuovo compito»: quel pensiero dell’eterno ritorno che sente gravare su di lui «con il peso di cento quintali». Intanto la Germania gli si mostra sempre più lontana e ostile, climaticamente e culturalmente, e diventa pressoché totale la solitudine, prostrante ma indispensabile per adempiere al proprio fatum. Finché, nel suo inquieto peregrinare, non approda a Torino, che subito gli appare «magnifica e singolarmente benefica». Sarà invece la tappa conclusiva della sua vita senziente: lì, poche settimane più tardi, la salute mentale cederà di schianto, e il filosofo sprofonderà in tenebre irreversibili. Ma prima di estinguersi, durante il soggiorno torinese divamperà nella sua fiammata più fulgida un pensiero che avrebbe lasciato un’impronta indelebile. E documento insostituibile di questo periodo sono le lettere, che, fino al culmine degli abbaglianti «biglietti della follia», si rivelano parte essenziale degli ultimi, esplosivi scritti di Nietzsche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.