Nell’ultimo decennio si è andato consolidando nel dibattito storiografico un filone di studi che dedica ampia attenzione alla sfera “emozionale”, alla relazione tra spinta sentimentale/passionale e opzioni ideologico-politiche, offrendo, in particolare rispetto al Risorgimento, prospettive di lettura che hanno l’obiettivo di dare voce alla “pluralità delle storie” che hanno contribuito alla costruzione dello Stato nazionale. Indubbiamente la sfida è impegnativa. Si tratta di seguire le tracce lasciate da uomini e da donne che vivono una stagione di forte fermento e di grande inquietudine socio-politica, di individui che scelgono, nel momento in cui aderiscono ad un sistema di valori “eversivo”, di complicarsi la vita, di rischiare, di affrontare disagi, persecuzioni, detenzioni e spesso di andare consapevolmente incontro alla morte per l’affermazione di un ideale e per la realizzazione di un progetto politico e privato. Questa chiave interpretativa, che permette di leggere il Risorgimento non più come un fenomeno elitario ma come un “movimento” ad ampia partecipazione, stimola ad indagare sulla varietà di percorsi, di situazioni, di rapporti che riguardano altri protagonisti coinvolti in vario modo nel processo unitario, i cui destini si incrociano in veri e propri circuiti di “fratellanza politica” e si saldano nell’accesso alla rete dell’impegno. Partendo da queste coordinate scientifiche, l’intento della mia ricerca è quello di ricostruire l’esperienza di un patriota leccese di orientamento mazziniano, Nicola Valletta (1829-1915), la cui vicenda (ancora poco conosciuta) può rappresentare un contributo per tentare di delineare, lungo le traiettorie di un recit de vie, il ruolo svolto nel contesto del Mezzogiorno borbonico da tanti “piccoli cospiratori”, per lo più giovani, in lotta “col fucile, la penna, le idee”, animati da ampie aspettative ed entusiasticamente disponibili all’azione politica. Procedendo per indizi, per sparute tracce di presenza e/o di assenza, per possibili ipotesi interpretative a causa della scarsità delle documentazioni (almeno allo stato attuale dell’indagine), è venuto alla luce un percorso interessante, quello di un giovane affiliato mazziniano, ricordato soprattutto per la partecipazione alla sfortunata spedizione di Sapri, la cui esistenza è stata scandita per molti anni dai disagi delle persecuzioni, dalle sofferenze delle galere borboniche, dalla prospettiva temibile e costante della morte. Significativi anche gli esiti. Dopo l’Unità per quasi tutti gli anni Sessanta Valletta continua l’azione cospirativa a Napoli a sostegno della questione veneta e romana con la collaborazione al giornale mazziniano l’Italia del Popolo e nell’ambito del partito d’Azione. Una volta ritornato nella provincia leccese e stabilitosi a Gallipoli, egli accetta un modesto lavoro di impiegato presso una ricevitoria del Lotto, rifiutando – a differenza di tanti altri suoi “compagni di avventura” - quei riconoscimenti e quegli onori che poteva ottenere per la legittimazione che gli veniva dallo status di patriota. La sua esperienza di vita, attraversata da scelte difficili e da alte idealità, da tensioni politiche e da estreme sofferenze, diviene così emblematica di un'esistenza che lega tra loro, in una fitta rete di valori “irrinunciabili”, molte figure di patrioti del Risorgimento.
"Con l’Italia nel cuore". L’esperienza di un patriota mazziniano (Nicola Valletta, 1829-1915).
DE DONNO, Daria
2013-01-01
Abstract
Nell’ultimo decennio si è andato consolidando nel dibattito storiografico un filone di studi che dedica ampia attenzione alla sfera “emozionale”, alla relazione tra spinta sentimentale/passionale e opzioni ideologico-politiche, offrendo, in particolare rispetto al Risorgimento, prospettive di lettura che hanno l’obiettivo di dare voce alla “pluralità delle storie” che hanno contribuito alla costruzione dello Stato nazionale. Indubbiamente la sfida è impegnativa. Si tratta di seguire le tracce lasciate da uomini e da donne che vivono una stagione di forte fermento e di grande inquietudine socio-politica, di individui che scelgono, nel momento in cui aderiscono ad un sistema di valori “eversivo”, di complicarsi la vita, di rischiare, di affrontare disagi, persecuzioni, detenzioni e spesso di andare consapevolmente incontro alla morte per l’affermazione di un ideale e per la realizzazione di un progetto politico e privato. Questa chiave interpretativa, che permette di leggere il Risorgimento non più come un fenomeno elitario ma come un “movimento” ad ampia partecipazione, stimola ad indagare sulla varietà di percorsi, di situazioni, di rapporti che riguardano altri protagonisti coinvolti in vario modo nel processo unitario, i cui destini si incrociano in veri e propri circuiti di “fratellanza politica” e si saldano nell’accesso alla rete dell’impegno. Partendo da queste coordinate scientifiche, l’intento della mia ricerca è quello di ricostruire l’esperienza di un patriota leccese di orientamento mazziniano, Nicola Valletta (1829-1915), la cui vicenda (ancora poco conosciuta) può rappresentare un contributo per tentare di delineare, lungo le traiettorie di un recit de vie, il ruolo svolto nel contesto del Mezzogiorno borbonico da tanti “piccoli cospiratori”, per lo più giovani, in lotta “col fucile, la penna, le idee”, animati da ampie aspettative ed entusiasticamente disponibili all’azione politica. Procedendo per indizi, per sparute tracce di presenza e/o di assenza, per possibili ipotesi interpretative a causa della scarsità delle documentazioni (almeno allo stato attuale dell’indagine), è venuto alla luce un percorso interessante, quello di un giovane affiliato mazziniano, ricordato soprattutto per la partecipazione alla sfortunata spedizione di Sapri, la cui esistenza è stata scandita per molti anni dai disagi delle persecuzioni, dalle sofferenze delle galere borboniche, dalla prospettiva temibile e costante della morte. Significativi anche gli esiti. Dopo l’Unità per quasi tutti gli anni Sessanta Valletta continua l’azione cospirativa a Napoli a sostegno della questione veneta e romana con la collaborazione al giornale mazziniano l’Italia del Popolo e nell’ambito del partito d’Azione. Una volta ritornato nella provincia leccese e stabilitosi a Gallipoli, egli accetta un modesto lavoro di impiegato presso una ricevitoria del Lotto, rifiutando – a differenza di tanti altri suoi “compagni di avventura” - quei riconoscimenti e quegli onori che poteva ottenere per la legittimazione che gli veniva dallo status di patriota. La sua esperienza di vita, attraversata da scelte difficili e da alte idealità, da tensioni politiche e da estreme sofferenze, diviene così emblematica di un'esistenza che lega tra loro, in una fitta rete di valori “irrinunciabili”, molte figure di patrioti del Risorgimento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.