Nell’economia attuale, la competitività delle imprese e, più in generale, di qualunque sistema organizzativo, non si fonda solo sui tradizionali beni tangibili e sui capitali finanziari, ma in via preponderante sulle risorse cognitive ed intangibili, in grado di garantire differenziali competitivi sostenibili e duraturi (Cañibano et al., 2000; Lev 2001; Donna, 1999; Zambon, 2003; Fabbrini e Ricciardi, 2007). Di conseguenza, la misurazione e gestione del capitale intellettuale (CI) è divenuta sempre più critica (Veltri, 2007; Comuzzi et al., 2009) . Sebbene il concetto di CI sia stato originariamente sviluppato come framework per analizzare il contributo delle risorse intellettuali nelle imprese, tale approccio ha dimostrato di avere validità generale in termini di applicabilità a diversi contesti organizzativi ed industriali, tra cui il settore pubblico e non profit (Agor, 1997; Mouritsen et al., 2004; Serrano Cinca et al., 2003; Carlin et al., 2005; Bueno Campos et al., 2006; Kong e Prior, 2008). Esiste un crescente interesse nell’applicare l’approccio basato sul CI per gestire le università, in quanto organizzazioni che investono soprattutto in ricerca e risorse umane, ed i cui principali obiettivi sono la produzione e diffusione della conoscenza (Leitner and Warden, 2004; Sanchez et al., 2009). In aggiunta, le università sono sempre più considerate attori chiave nel più ampio movimento verso un’economia sempre più globale e basata sulla conoscenza. Tale circostanza ha spinto alcuni organismi sopranazionali a promuovere la diffusione della gestione del CI nelle università. A livello europeo, nel 2002 la European Association of Research, Managers and Administrators (EARMA) in collaborazione con l’European Centre for Strategic Management of Universities (ESMU) ha lanciato l’iniziativa relativa alla gestione del CI nelle università e nei centri di tecnologia e ricerca (Leitner, 2005); nel 2006 il gruppo di esperti selezionati da gruppi di ricerca, aziende ed autorità pubblica dal Direttorato Generale della Commissione Europea al fine di promuovere la rendicontazione del CI nelle piccole e medie imprese tecnologiche, ha prodotto un report (Ricardis report, 2006) nel quale incoraggia le università, attori centrali nella attuale società della conoscenza, a prendere parte attiva al processo di sviluppo di una cultura di rendicontazione del CI. D’altro canto, le spinte ad una introduzione della gestione delle risorse intangibili arrivano anche “dal basso”: la crescente domanda degli stakeholder per una maggiore trasparenza degli atenei nell’utilizzo dei fondi, la crescente competizione tra le università e il riconoscimento a livello centrale di una loro maggiore autonomia, che si sono registrate negli ultimi anni a livello europeo, sono tutti fattori che spingono le università verso l’adozione di nuovi sistemi di gestione e rendicontazione, che dovranno necessariamente incorporare gli intangibili (Sanchez et al., 2009). Nella letteratura del CI, in linea generale due sono i principali filoni di ricerca emersi nelle scorse decadi, uno più orientato alla misurazione, l’altro più orientato alla gestione (Roos et al., 1999). L’approccio orientato alla misurazione si propone di valutare il CI sotto un profilo quantitativo. L’approccio gestionale si basa su modelli preferibilmente qualitativi di misurazione del CI e si focalizza sull’utilità dello stesso nei processi di decision making. L’articolo in oggetto si colloca nell’approccio misurazionale, che tuttavia integra con quello gestionale per la natura qualitativa degli indicatori utilizzati nel modello. Applicando un approccio fuzzy logic, l’articolo si propone di presentare una modalità differente per determinare un indice complessivo del CI. La logica fuzzy viene utilizzata come sistema logico sottostante il sistema esperto fuzzy (FES) elaborato ad hoc per la misurazione del CI delle università . Tale sistema, consente di tenere in considerazione la natura qualitativa della maggior parte degli indicatori del CI e le differenti categorie nelle quali lo stesso può essere articolato (capitale umano, relazionale e strutturale). Il modello FES elaborato per questo studio è stato applicato ai dati relativi alle università pubbliche austriache, le prime istituzioni pubbliche a livello mondiale ad essere state obbligate dalla legge (UG 2002) a pubblicare i report del CI, poiché era necessario testare il modello avendo a disposizione una massa critica di indicatori standardizzati. Lo studio contribuisce a stimolare il dibattito nell’ambito della comunità scientifica sull’utilizzo di misure alternative di misurazione del valore del CI di un’organizzazione. I risultati della ricerca offrono un contributo sia nell’ambito dell’approccio misurazionale, in quanto evidenziano come la performance in termini di CI di un’organizzazione possa essere misurata da valori tangibili, ossia quantitativamente, che nell’ambito dell’approccio gestionale, in quanto l’indice del CI è ottenuto applicando un FES in grado di tenere in considerazione le sinergie tra le diverse categorie di CI e la natura qualitativa degli indicatori intangibili.

La misurazione del capitale intellettuale nel settore universitario.

MASTROLEO, Giovanni
2011-01-01

Abstract

Nell’economia attuale, la competitività delle imprese e, più in generale, di qualunque sistema organizzativo, non si fonda solo sui tradizionali beni tangibili e sui capitali finanziari, ma in via preponderante sulle risorse cognitive ed intangibili, in grado di garantire differenziali competitivi sostenibili e duraturi (Cañibano et al., 2000; Lev 2001; Donna, 1999; Zambon, 2003; Fabbrini e Ricciardi, 2007). Di conseguenza, la misurazione e gestione del capitale intellettuale (CI) è divenuta sempre più critica (Veltri, 2007; Comuzzi et al., 2009) . Sebbene il concetto di CI sia stato originariamente sviluppato come framework per analizzare il contributo delle risorse intellettuali nelle imprese, tale approccio ha dimostrato di avere validità generale in termini di applicabilità a diversi contesti organizzativi ed industriali, tra cui il settore pubblico e non profit (Agor, 1997; Mouritsen et al., 2004; Serrano Cinca et al., 2003; Carlin et al., 2005; Bueno Campos et al., 2006; Kong e Prior, 2008). Esiste un crescente interesse nell’applicare l’approccio basato sul CI per gestire le università, in quanto organizzazioni che investono soprattutto in ricerca e risorse umane, ed i cui principali obiettivi sono la produzione e diffusione della conoscenza (Leitner and Warden, 2004; Sanchez et al., 2009). In aggiunta, le università sono sempre più considerate attori chiave nel più ampio movimento verso un’economia sempre più globale e basata sulla conoscenza. Tale circostanza ha spinto alcuni organismi sopranazionali a promuovere la diffusione della gestione del CI nelle università. A livello europeo, nel 2002 la European Association of Research, Managers and Administrators (EARMA) in collaborazione con l’European Centre for Strategic Management of Universities (ESMU) ha lanciato l’iniziativa relativa alla gestione del CI nelle università e nei centri di tecnologia e ricerca (Leitner, 2005); nel 2006 il gruppo di esperti selezionati da gruppi di ricerca, aziende ed autorità pubblica dal Direttorato Generale della Commissione Europea al fine di promuovere la rendicontazione del CI nelle piccole e medie imprese tecnologiche, ha prodotto un report (Ricardis report, 2006) nel quale incoraggia le università, attori centrali nella attuale società della conoscenza, a prendere parte attiva al processo di sviluppo di una cultura di rendicontazione del CI. D’altro canto, le spinte ad una introduzione della gestione delle risorse intangibili arrivano anche “dal basso”: la crescente domanda degli stakeholder per una maggiore trasparenza degli atenei nell’utilizzo dei fondi, la crescente competizione tra le università e il riconoscimento a livello centrale di una loro maggiore autonomia, che si sono registrate negli ultimi anni a livello europeo, sono tutti fattori che spingono le università verso l’adozione di nuovi sistemi di gestione e rendicontazione, che dovranno necessariamente incorporare gli intangibili (Sanchez et al., 2009). Nella letteratura del CI, in linea generale due sono i principali filoni di ricerca emersi nelle scorse decadi, uno più orientato alla misurazione, l’altro più orientato alla gestione (Roos et al., 1999). L’approccio orientato alla misurazione si propone di valutare il CI sotto un profilo quantitativo. L’approccio gestionale si basa su modelli preferibilmente qualitativi di misurazione del CI e si focalizza sull’utilità dello stesso nei processi di decision making. L’articolo in oggetto si colloca nell’approccio misurazionale, che tuttavia integra con quello gestionale per la natura qualitativa degli indicatori utilizzati nel modello. Applicando un approccio fuzzy logic, l’articolo si propone di presentare una modalità differente per determinare un indice complessivo del CI. La logica fuzzy viene utilizzata come sistema logico sottostante il sistema esperto fuzzy (FES) elaborato ad hoc per la misurazione del CI delle università . Tale sistema, consente di tenere in considerazione la natura qualitativa della maggior parte degli indicatori del CI e le differenti categorie nelle quali lo stesso può essere articolato (capitale umano, relazionale e strutturale). Il modello FES elaborato per questo studio è stato applicato ai dati relativi alle università pubbliche austriache, le prime istituzioni pubbliche a livello mondiale ad essere state obbligate dalla legge (UG 2002) a pubblicare i report del CI, poiché era necessario testare il modello avendo a disposizione una massa critica di indicatori standardizzati. Lo studio contribuisce a stimolare il dibattito nell’ambito della comunità scientifica sull’utilizzo di misure alternative di misurazione del valore del CI di un’organizzazione. I risultati della ricerca offrono un contributo sia nell’ambito dell’approccio misurazionale, in quanto evidenziano come la performance in termini di CI di un’organizzazione possa essere misurata da valori tangibili, ossia quantitativamente, che nell’ambito dell’approccio gestionale, in quanto l’indice del CI è ottenuto applicando un FES in grado di tenere in considerazione le sinergie tra le diverse categorie di CI e la natura qualitativa degli indicatori intangibili.
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