In età moderna, le vicende che portano alla definizione dello statuto della razionalità, non a caso significativamente definita hard reason, hanno privilegiato un approccio in grado di espungere ogni elemento che non fosse al tempo stesso formale e disincarnato. La dialettica tra fatticità ed eidetica, conclusasi con un forte sbilanciamento della seconda sulla prima istanza, consegna dunque un modello di una razionalità che risulta tanto più autorevole quanto più riesce a preservarsi pura da ogni contaminazione. In sede critica, va rilevato che una tale dinamica di fatto accantona dimensioni essenziali dell’umano, riservando loro una valenza secondaria solo per il fatto di non riuscire a tener conto del paradigma costitutivo della razionalità moderna. Uno di questi aspetti è costituito dall’atto intuitivo, che difficilmente assurge a tema filosoficamente rilevante, quando riesce a liberarsi dal pregiudizio che vede in esso una componente minore se non addirittura magica o esoterica. Uno dei luoghi più interessanti in cui il tema della intuizione e della fiducia vengono discussi è dato dalle numerose note che il filosofo francese Denis Diderot dedica alla figura del genio. La definizione di genio di Diderot diviene pertanto una sorta di case study dalla cui disanima emergono interessanti declinazioni di quella facoltà patica che, vedendo nell’intuizione e nella fiducia alcune delle sue più rilevanti declinazioni, contribuisce ipso facto ad una risemantizzazione della idea stessa di razionalità.
Intuizione e fiducia nel concetto di genio di Diderot
SCARAFILE, Giovanni
2011-01-01
Abstract
In età moderna, le vicende che portano alla definizione dello statuto della razionalità, non a caso significativamente definita hard reason, hanno privilegiato un approccio in grado di espungere ogni elemento che non fosse al tempo stesso formale e disincarnato. La dialettica tra fatticità ed eidetica, conclusasi con un forte sbilanciamento della seconda sulla prima istanza, consegna dunque un modello di una razionalità che risulta tanto più autorevole quanto più riesce a preservarsi pura da ogni contaminazione. In sede critica, va rilevato che una tale dinamica di fatto accantona dimensioni essenziali dell’umano, riservando loro una valenza secondaria solo per il fatto di non riuscire a tener conto del paradigma costitutivo della razionalità moderna. Uno di questi aspetti è costituito dall’atto intuitivo, che difficilmente assurge a tema filosoficamente rilevante, quando riesce a liberarsi dal pregiudizio che vede in esso una componente minore se non addirittura magica o esoterica. Uno dei luoghi più interessanti in cui il tema della intuizione e della fiducia vengono discussi è dato dalle numerose note che il filosofo francese Denis Diderot dedica alla figura del genio. La definizione di genio di Diderot diviene pertanto una sorta di case study dalla cui disanima emergono interessanti declinazioni di quella facoltà patica che, vedendo nell’intuizione e nella fiducia alcune delle sue più rilevanti declinazioni, contribuisce ipso facto ad una risemantizzazione della idea stessa di razionalità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.