Nel libro è riproposta una lettura di alcuni appunti manoscritti di Michelstaedter e Merleau-Ponty,in parte inediti, in cui si rinviene l’essenza estetica di Beethoven quale forza creativa della risonanza, in cui si concretizza la contemporaneità del movimento specificatamente musicale, melodico-ritmico, con il movimento dell’agire interiore, con il quale si segue lo sviluppo musicale. La riflessione michelstaedteriana su Beethoven è presentata in modo più sistematico, rispetto a quella merleau-pontyana, che avviene attraverso una riflessione più generale all’interno del pensiero musicale, ma in entrambi i filosofi è rintracciabile quella particolare linea di ricerca sulla musica, luogo in cui è possibile liberare un potenziale creativo e al contempo decostruttivo capace di determinare in modo nuovo il sistema di relazioni dei suoni, a partire da un’assenza, una negatività invisibile, un silenzio, che li insidia e li sigilla; appunto, un silenzio, un’assenza, una negatività invisibile sulla quale i suoni si stagliano, si sospendono, e in virtù della quale, quindi, ogni volta si “ottiene una spazializzazione” visibile. La spazializzazione di organismi a “più dimensioni”, la cui tessitura si regge solo per l’infallibile gioco reciproco di rimandi e incastri grazie ad “un’arte della costruzione” incentrata, appunto, sul concetto di “relazione musicale”.
Una convergenza armonica Beethoven nei manoscritti di Michelstaedter e Merleau-Ponty
DE LEO, DANIELA
2011-01-01
Abstract
Nel libro è riproposta una lettura di alcuni appunti manoscritti di Michelstaedter e Merleau-Ponty,in parte inediti, in cui si rinviene l’essenza estetica di Beethoven quale forza creativa della risonanza, in cui si concretizza la contemporaneità del movimento specificatamente musicale, melodico-ritmico, con il movimento dell’agire interiore, con il quale si segue lo sviluppo musicale. La riflessione michelstaedteriana su Beethoven è presentata in modo più sistematico, rispetto a quella merleau-pontyana, che avviene attraverso una riflessione più generale all’interno del pensiero musicale, ma in entrambi i filosofi è rintracciabile quella particolare linea di ricerca sulla musica, luogo in cui è possibile liberare un potenziale creativo e al contempo decostruttivo capace di determinare in modo nuovo il sistema di relazioni dei suoni, a partire da un’assenza, una negatività invisibile, un silenzio, che li insidia e li sigilla; appunto, un silenzio, un’assenza, una negatività invisibile sulla quale i suoni si stagliano, si sospendono, e in virtù della quale, quindi, ogni volta si “ottiene una spazializzazione” visibile. La spazializzazione di organismi a “più dimensioni”, la cui tessitura si regge solo per l’infallibile gioco reciproco di rimandi e incastri grazie ad “un’arte della costruzione” incentrata, appunto, sul concetto di “relazione musicale”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.