Il mondo di Max Weber, fra la seconda rivoluzione industriale e i drammatici esiti della prima guerra mondiale, è lontanissimo dal nostro. Abbiamo assistito alla liquefazione del comunismo che il sociologo di Erfurt aveva visto nascere, alla scomparsa della classe operaia come soggetto culturale e politico, alla trasformazione dei vecchi partiti di massa in semplici agenzie di opinioni spesso convergenti, al venir meno dell'eccezionalità dell'Occidente di fronte all'impetuoso decollo capitalistico dell'Asia meridionale e orientale, alla vanificazione delle grandi cause che imponevano drastiche scelte ad individui e gruppi, al trionfo del privato sul sociale e dell'individuo sulla società, al pieno dispiegarsi delle capacità di manopolazione della natura da parte della tecnologia, alla crisi della ragione illuministica e al "ritorno" delle identità di matrice religiosa. Eppure, come accade ai grandi classici del pensiero sociologico, Weber riesce ancora a parlarci, e non solo perché il nostro mondo è figlio del suo. Concetti come razionalizzazione, secolarizzazione, disincanto del mondo, gabbia d'acciaio, tornano ad essere problematici e sono - certo non a caso - ancora temi importanti del dibattito culturale del nostro tempo. Con essi siamo costretti, implicitamente o esplicitamente, a confrontarci.
Razionalizzazione, azione, disincanto. Studi sull'attualità di Max Weber
PROTTI, Mauro;
2008-01-01
Abstract
Il mondo di Max Weber, fra la seconda rivoluzione industriale e i drammatici esiti della prima guerra mondiale, è lontanissimo dal nostro. Abbiamo assistito alla liquefazione del comunismo che il sociologo di Erfurt aveva visto nascere, alla scomparsa della classe operaia come soggetto culturale e politico, alla trasformazione dei vecchi partiti di massa in semplici agenzie di opinioni spesso convergenti, al venir meno dell'eccezionalità dell'Occidente di fronte all'impetuoso decollo capitalistico dell'Asia meridionale e orientale, alla vanificazione delle grandi cause che imponevano drastiche scelte ad individui e gruppi, al trionfo del privato sul sociale e dell'individuo sulla società, al pieno dispiegarsi delle capacità di manopolazione della natura da parte della tecnologia, alla crisi della ragione illuministica e al "ritorno" delle identità di matrice religiosa. Eppure, come accade ai grandi classici del pensiero sociologico, Weber riesce ancora a parlarci, e non solo perché il nostro mondo è figlio del suo. Concetti come razionalizzazione, secolarizzazione, disincanto del mondo, gabbia d'acciaio, tornano ad essere problematici e sono - certo non a caso - ancora temi importanti del dibattito culturale del nostro tempo. Con essi siamo costretti, implicitamente o esplicitamente, a confrontarci.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.