Rimasta inedita per piú di due secoli, l’opera di Nicola Corvo, Storia de li remmure de Napole, di cui con questo volume si offre l’edizione critica, si rivela come uno dei documenti di maggiore interesse della letteratura dialettale napoletana della prima metà del Settecento. Scritta nell’infervorato clima delle vivaci discussioni che caratterizzarono il mondo letterario napoletano del XVIII secolo e dedicata alla narrazione della rivoluzione di Masaniello del 1648, essa manifesta subito un intento polemico nei confronti dei contemporanei. E infatti, nella vibrante dichiarazione di poetica posta immediatamente all’inizio del poema, si nota la volontà del Corvo di prendere nettamente le distanze dalla fredda imitazione del modello tassesco di tutti i poemi epici precedenti, e soprattutto di quello sullo stesso argomento composto poco prima da Francesco Oliva e intitolato Napole acquietato, rinunciando innanzitutto alla topica invocazione alle Muse; ripudiando, in secondo luogo, a tutti quegli elementi sovrannaturali e fantastici che dei poemi epici erano fino a quel momento parte costitutiva e dichiarando invece di volersi attenere alla verità storica dei fatti quale risultava dalle fonti documentali: una fedeltà al vero, d’altra parte, testimoniata dalla suddivisione interna dell’opera in giornate (dieci, quanti furono i giorni della sommossa) anziché in canti, ma anche dalla realistica trattazione del contesto ambientale, del paesaggio e dei personaggi. Il volume è corredato, oltre che da un’Introduzione storico-letteraria e dalla Nota al testo, in cui vengono illustrate le ragioni delle scelte editoriali compiute, da una traduzione letterale a piè di pagina, da un apparato di note di commento storico e linguistico, intesi come strumenti fondamentali per la piena comprensione del testo.
Nicola Corvo, Storia de li remmure de Napole
MARZO, Antonio
1997-01-01
Abstract
Rimasta inedita per piú di due secoli, l’opera di Nicola Corvo, Storia de li remmure de Napole, di cui con questo volume si offre l’edizione critica, si rivela come uno dei documenti di maggiore interesse della letteratura dialettale napoletana della prima metà del Settecento. Scritta nell’infervorato clima delle vivaci discussioni che caratterizzarono il mondo letterario napoletano del XVIII secolo e dedicata alla narrazione della rivoluzione di Masaniello del 1648, essa manifesta subito un intento polemico nei confronti dei contemporanei. E infatti, nella vibrante dichiarazione di poetica posta immediatamente all’inizio del poema, si nota la volontà del Corvo di prendere nettamente le distanze dalla fredda imitazione del modello tassesco di tutti i poemi epici precedenti, e soprattutto di quello sullo stesso argomento composto poco prima da Francesco Oliva e intitolato Napole acquietato, rinunciando innanzitutto alla topica invocazione alle Muse; ripudiando, in secondo luogo, a tutti quegli elementi sovrannaturali e fantastici che dei poemi epici erano fino a quel momento parte costitutiva e dichiarando invece di volersi attenere alla verità storica dei fatti quale risultava dalle fonti documentali: una fedeltà al vero, d’altra parte, testimoniata dalla suddivisione interna dell’opera in giornate (dieci, quanti furono i giorni della sommossa) anziché in canti, ma anche dalla realistica trattazione del contesto ambientale, del paesaggio e dei personaggi. Il volume è corredato, oltre che da un’Introduzione storico-letteraria e dalla Nota al testo, in cui vengono illustrate le ragioni delle scelte editoriali compiute, da una traduzione letterale a piè di pagina, da un apparato di note di commento storico e linguistico, intesi come strumenti fondamentali per la piena comprensione del testo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.