Il saggio affronta il problema della metamorfosi del testo, ovvero il passaggio dalla forma prosastica a quella poetica, in alcuni dei Canti di Leopardi. È noto infatti che alcuni di essi, e precisamente le canzoni All’Italia, Sopra il monumento di Dante, Nelle nozze della sorella Paolina, A un vincitore nel gioco del pallone e l’Inno ai Patriarchi, le due elegie (Il primo amore e il Frammento XXXVIII) e almeno uno degli idilli (Il sogno) nascano da un processo – peraltro piuttosto raro nella tradizione letteraria italiana – di trasposizione in versi di un precedente abbozzo in prosa. Le varie forme in cui si presentano gli stadi iniziali dell’elaborazione testuale dei primi canti leopardiani e il loro confronto con gli esiti poetici consentono non solo di evidenziare il diverso rapporto che si stabilisce tra le varie tipologie di abbozzi e i rispettivi testi poetici, ma anche – e direi soprattutto – le ragioni per cui Leopardi, negli anni giovanili, parte dalla prosa per arrivare alla poesia. È da notare innanzitutto che gli abbozzi leopardiani subiscono, nel corso del tempo, modificazioni strutturali funzionali, passando da schemi compiutamente delineati, articolati e puntuali, contenenti persino moduli espressivi utilizzati poi nei relativi canti, a brevi e piú o meno generiche enunciazioni tematiche. La progressiva conquista di una vita autonoma della poesia rispetto alla prosa potrebbe sembrare – a prima vista – il risultato della crescita intellettuale e artistica del giovane Leopardi, di una sua sempre maggiore capacità di dominare i meccanismi della creatività poetica; ma si tratterebbe di una conclusione parziale. Infatti si deve tenere in conto che gli abbozzi delle prime due canzoni patriottiche e dell’Inno ai Patriarchi, che sono i piú elaborati, contengono anche una serie di riferimenti eruditi e di indicazioni per ulteriori approfondimenti storici e culturali, che si perdono completamente in quelli piú essenziali da cui traggono origine le due elegie e l’idillio. Tutto ciò sembra suggerire la conclusione che, se tutto l’apparato erudito al quale Leopardi si appella era necessario in vista della composizione di liriche di argomento civile, delle quali le reminiscenze storiche erano parte costitutiva, esso non aveva alcuna ragion d’essere nel momento in cui la poesia leopardiana si staccava definitivamente da una concezione classica e si apriva alla nuova stagione degli idilli. In quello stesso momento, mentre cioè si consuma il passaggio dalla poesia dell’immaginazione alla poesia del sentimento, si affievolisce la necessità di prevedere un luogo in cui raccogliere ogni elemento ritenuto indispensabile alla realizzazione del progetto poetico. Nel nuovo contesto ideologico che andava cosí delineandosi, l’abbozzo in prosa, inteso come forma primordiale di un testo poetico,, riduce progressivamente il suo spazio e la sua capacità di condizionamento del successivo sviluppo poetico, esaurisce del tutto la sua funzione e viene definitivamente abbandonato.
Dalla prosa al verso: il caso di alcuni canti di Giacomo Leopardi
MARZO, Antonio
2000-01-01
Abstract
Il saggio affronta il problema della metamorfosi del testo, ovvero il passaggio dalla forma prosastica a quella poetica, in alcuni dei Canti di Leopardi. È noto infatti che alcuni di essi, e precisamente le canzoni All’Italia, Sopra il monumento di Dante, Nelle nozze della sorella Paolina, A un vincitore nel gioco del pallone e l’Inno ai Patriarchi, le due elegie (Il primo amore e il Frammento XXXVIII) e almeno uno degli idilli (Il sogno) nascano da un processo – peraltro piuttosto raro nella tradizione letteraria italiana – di trasposizione in versi di un precedente abbozzo in prosa. Le varie forme in cui si presentano gli stadi iniziali dell’elaborazione testuale dei primi canti leopardiani e il loro confronto con gli esiti poetici consentono non solo di evidenziare il diverso rapporto che si stabilisce tra le varie tipologie di abbozzi e i rispettivi testi poetici, ma anche – e direi soprattutto – le ragioni per cui Leopardi, negli anni giovanili, parte dalla prosa per arrivare alla poesia. È da notare innanzitutto che gli abbozzi leopardiani subiscono, nel corso del tempo, modificazioni strutturali funzionali, passando da schemi compiutamente delineati, articolati e puntuali, contenenti persino moduli espressivi utilizzati poi nei relativi canti, a brevi e piú o meno generiche enunciazioni tematiche. La progressiva conquista di una vita autonoma della poesia rispetto alla prosa potrebbe sembrare – a prima vista – il risultato della crescita intellettuale e artistica del giovane Leopardi, di una sua sempre maggiore capacità di dominare i meccanismi della creatività poetica; ma si tratterebbe di una conclusione parziale. Infatti si deve tenere in conto che gli abbozzi delle prime due canzoni patriottiche e dell’Inno ai Patriarchi, che sono i piú elaborati, contengono anche una serie di riferimenti eruditi e di indicazioni per ulteriori approfondimenti storici e culturali, che si perdono completamente in quelli piú essenziali da cui traggono origine le due elegie e l’idillio. Tutto ciò sembra suggerire la conclusione che, se tutto l’apparato erudito al quale Leopardi si appella era necessario in vista della composizione di liriche di argomento civile, delle quali le reminiscenze storiche erano parte costitutiva, esso non aveva alcuna ragion d’essere nel momento in cui la poesia leopardiana si staccava definitivamente da una concezione classica e si apriva alla nuova stagione degli idilli. In quello stesso momento, mentre cioè si consuma il passaggio dalla poesia dell’immaginazione alla poesia del sentimento, si affievolisce la necessità di prevedere un luogo in cui raccogliere ogni elemento ritenuto indispensabile alla realizzazione del progetto poetico. Nel nuovo contesto ideologico che andava cosí delineandosi, l’abbozzo in prosa, inteso come forma primordiale di un testo poetico,, riduce progressivamente il suo spazio e la sua capacità di condizionamento del successivo sviluppo poetico, esaurisce del tutto la sua funzione e viene definitivamente abbandonato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.