Nella pur vasta bibliografia critica sul teatro di Niccolò Machiavelli si deve registrare l’esiguità degli studi dedicati alla Clizia, la commedia composta dal Segretario fiorentino nel 1525 per rappresentare – com’è noto – una vicenda basata sull’amore del vecchio Nicomaco (evidente contrazione del nome dell’autore) per la giovane Clizia, appunto. Il saggio intende dimostrarne invece l’importanza nel quadro della produzione letteraria machiavelliana, mettendo in evidenza come alcuni concetti e motivi fondamentali (la ciclicità della storia e della vita degli uomini, la contrapposizione tra giovinezza e vecchiaia, la fortuna)risultino trasfusi nella Clizia dalle precedenti opere politiche (i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, l’Arte della guerra e il Principe) con l’intenzione – sembra di capire – di offrire una nuova sintesi delle categorie interpretative del mondo. Una rilettura attenta della Clizia consente pertanto di individuare tutta una serie di problemi (il dramma, anche autobiografico, della vecchiaia, l’ironia, i rapporti con le fonti e con il resto della produzione machiavelliana, la lingua, ecc.), in parte già indagati dalla critica, ma che comunque, riconsiderati con uno spirito piú aperto, costituiscono il prisma attraverso il quale scomporre gli ultimi anni della vita e dell’attività letteraria di Machiavelli. Probabilmente l’immagine del Segretario fiorentino, pur colto in una fase di profonda sofferenza, ci apparirebbe meno segnata da un ineluttabile destino di involuzione, piú positiva e disponibile, invece, al perseguimento di nuove esperienze artistiche e umane. Insomma, di questa commedia, scritta in un momento particolarmente difficile, di sbandamento anche sentimentale, ser Niccolò – forse – volle farne l’occasione per un bilancio intellettuale ed esistenziale, con tutte le sue inevitabili amarezze e delusioni, ma senza nulla di greve. Seppe sempre salvarsi affidandosi all’ironia e a una scaltrita coscienza teatrale. Ha saputo darco cosí un’opera pienamente riuscita, i cui meriti letterari postulano una piú ampia riconsiderazione critica e una collocazione di rilievo nell’ambito della produzione machiavelliana e del teatro del Cinquecento.

La «Clizia» di Niccolò Machiavelli

MARZO, Antonio
2000-01-01

Abstract

Nella pur vasta bibliografia critica sul teatro di Niccolò Machiavelli si deve registrare l’esiguità degli studi dedicati alla Clizia, la commedia composta dal Segretario fiorentino nel 1525 per rappresentare – com’è noto – una vicenda basata sull’amore del vecchio Nicomaco (evidente contrazione del nome dell’autore) per la giovane Clizia, appunto. Il saggio intende dimostrarne invece l’importanza nel quadro della produzione letteraria machiavelliana, mettendo in evidenza come alcuni concetti e motivi fondamentali (la ciclicità della storia e della vita degli uomini, la contrapposizione tra giovinezza e vecchiaia, la fortuna)risultino trasfusi nella Clizia dalle precedenti opere politiche (i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, l’Arte della guerra e il Principe) con l’intenzione – sembra di capire – di offrire una nuova sintesi delle categorie interpretative del mondo. Una rilettura attenta della Clizia consente pertanto di individuare tutta una serie di problemi (il dramma, anche autobiografico, della vecchiaia, l’ironia, i rapporti con le fonti e con il resto della produzione machiavelliana, la lingua, ecc.), in parte già indagati dalla critica, ma che comunque, riconsiderati con uno spirito piú aperto, costituiscono il prisma attraverso il quale scomporre gli ultimi anni della vita e dell’attività letteraria di Machiavelli. Probabilmente l’immagine del Segretario fiorentino, pur colto in una fase di profonda sofferenza, ci apparirebbe meno segnata da un ineluttabile destino di involuzione, piú positiva e disponibile, invece, al perseguimento di nuove esperienze artistiche e umane. Insomma, di questa commedia, scritta in un momento particolarmente difficile, di sbandamento anche sentimentale, ser Niccolò – forse – volle farne l’occasione per un bilancio intellettuale ed esistenziale, con tutte le sue inevitabili amarezze e delusioni, ma senza nulla di greve. Seppe sempre salvarsi affidandosi all’ironia e a una scaltrita coscienza teatrale. Ha saputo darco cosí un’opera pienamente riuscita, i cui meriti letterari postulano una piú ampia riconsiderazione critica e una collocazione di rilievo nell’ambito della produzione machiavelliana e del teatro del Cinquecento.
2000
8880863177
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/369607
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact