Lo studio prende spunto da una curiosa peculiarità iconografica presente nella placchetta della Natività degli Avori di Salerno. All'interno della scena, accanto alla Vergine compare una figura femminile in meditazione. La posa e il gesto del personaggio non si identificano con quelli generalmente attribuiti a Salomé, l'incredula levatrice protagonista del primo miracolo di Cristo menzionata nel protovangelo di Giacomo. La donna potrebbe essere invece identificata con il suo doppio, Zela o Zelomi - la 'buona' levatrice, che accoglie senza riserve il miracolo della nascita senza dolore di Cristo - che è invece ricordata nella versione latina dei Vangeli dell'infanzia, meglio noti come vangelo dello Pseudo Matteo. La presenza di questa rara e sofisticata soluzione iconografica nel ciclo salernitano trova giustificazione nella destinazione dell'arredo liturgico del quale la placchetta era parte e nella dedica all'evangelista Matteo, cui la cattedrale salernitana era consacrata. La fonte latina del soggetto, comune all'avorio di Salerno e a una seconda placchetta, pertinente al complesso cosiddetto 'di Grado' (Washington,Dumbarton Oaks Collection), lascia sospettare che l'origine di questo secondo e molto controverso complesso decorativo - da sempre considerato uno dei possibili modelli del corpus salernitano - debba ritenersi occidentale e non siropalestinese come si è ritenuto a lungo.
"Virgo peperit et virgo permansit". Una placchetta degli avori di Salerno e il suo controverso gemello iconografico
SPECIALE, Lucinia
2012-01-01
Abstract
Lo studio prende spunto da una curiosa peculiarità iconografica presente nella placchetta della Natività degli Avori di Salerno. All'interno della scena, accanto alla Vergine compare una figura femminile in meditazione. La posa e il gesto del personaggio non si identificano con quelli generalmente attribuiti a Salomé, l'incredula levatrice protagonista del primo miracolo di Cristo menzionata nel protovangelo di Giacomo. La donna potrebbe essere invece identificata con il suo doppio, Zela o Zelomi - la 'buona' levatrice, che accoglie senza riserve il miracolo della nascita senza dolore di Cristo - che è invece ricordata nella versione latina dei Vangeli dell'infanzia, meglio noti come vangelo dello Pseudo Matteo. La presenza di questa rara e sofisticata soluzione iconografica nel ciclo salernitano trova giustificazione nella destinazione dell'arredo liturgico del quale la placchetta era parte e nella dedica all'evangelista Matteo, cui la cattedrale salernitana era consacrata. La fonte latina del soggetto, comune all'avorio di Salerno e a una seconda placchetta, pertinente al complesso cosiddetto 'di Grado' (Washington,Dumbarton Oaks Collection), lascia sospettare che l'origine di questo secondo e molto controverso complesso decorativo - da sempre considerato uno dei possibili modelli del corpus salernitano - debba ritenersi occidentale e non siropalestinese come si è ritenuto a lungo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.