In relazione all’esperienza di Spitzer all’Ufficio di censura austriaco durante gli anni della Grande Guerra e alle lettere dei prigionieri italiani da lui raccolte, il contributo si propone di affrontare la questione del metodo spitzeriano in rapporto al tema di guerra. Le Lettere rappresentano un caso emblematico di come la ricerca filologica di Spitzer si leghi indissolubilmente ad un interesse antropologico, che si rivolge in questo caso, non senza contraddizioni, alla cultura popolare italiana. Il romanista viennese intende infatti offrire, tramite la selezione delle tante lettere da lui visionate, un’analisi dei testi allo stesso tempo di tipo linguistico e di tipo «psicologico». Ne risulta una sorta di classificazione tematica delle lettere che contempla sia gli aspetti più prettamente filologico-linguistici – pensiamo per esempio ai capitoli «Lingua e ortografia», «Formule di apertura e di chiusura» – sia temi tipici della letteratura di guerra (i capitoli «La lontananza», «L’attesa della pace», «I bambini e la moglie», «La fame e altre sofferenze», etc.). La visione “scientifica” – per molti troppo distaccata – della guerra, così come viene fuori dalla lettura di questa raccolta e da alcuni saggi pubblicati nel dopoguerra dallo studioso sulla rivista «Wage», è un chiara dimostrazione del metodo critico con cui Spitzer si avvicina non solo al testo scritto ma anche agli eventi storici. Le Lettere rappresentano pertanto un significativo esempio di quello stile – che caratterizzava l’intellettuale e la persona – grazie al quale Spitzer tenta, ancor prima che il conflitto mondiale volga al termine, di comprenderne il valore paradigmatico.
L’indagine etno-antropologica del linguista: sulle «Lettere di prigionieri di guerra italiani (1915-1918)»
DISANTO, Giulia Andreina
2010-01-01
Abstract
In relazione all’esperienza di Spitzer all’Ufficio di censura austriaco durante gli anni della Grande Guerra e alle lettere dei prigionieri italiani da lui raccolte, il contributo si propone di affrontare la questione del metodo spitzeriano in rapporto al tema di guerra. Le Lettere rappresentano un caso emblematico di come la ricerca filologica di Spitzer si leghi indissolubilmente ad un interesse antropologico, che si rivolge in questo caso, non senza contraddizioni, alla cultura popolare italiana. Il romanista viennese intende infatti offrire, tramite la selezione delle tante lettere da lui visionate, un’analisi dei testi allo stesso tempo di tipo linguistico e di tipo «psicologico». Ne risulta una sorta di classificazione tematica delle lettere che contempla sia gli aspetti più prettamente filologico-linguistici – pensiamo per esempio ai capitoli «Lingua e ortografia», «Formule di apertura e di chiusura» – sia temi tipici della letteratura di guerra (i capitoli «La lontananza», «L’attesa della pace», «I bambini e la moglie», «La fame e altre sofferenze», etc.). La visione “scientifica” – per molti troppo distaccata – della guerra, così come viene fuori dalla lettura di questa raccolta e da alcuni saggi pubblicati nel dopoguerra dallo studioso sulla rivista «Wage», è un chiara dimostrazione del metodo critico con cui Spitzer si avvicina non solo al testo scritto ma anche agli eventi storici. Le Lettere rappresentano pertanto un significativo esempio di quello stile – che caratterizzava l’intellettuale e la persona – grazie al quale Spitzer tenta, ancor prima che il conflitto mondiale volga al termine, di comprenderne il valore paradigmatico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.