Se è vero che la produzione letteraria di Grazia Deledda si snoda attraverso diramazioni e generi differenti, costellata come fu di volta in volta di giovanili parti poetici, romanzi, racconti e novelle, è vero purtroppo che queste ultime in particolare, sebbene si dipanino ininterrottamente per tutta la carriera della scrittrice (dal 1890 al 1933), costituendo dunque un binario di scrittura parallelo alla sua maggiore produzione romanzesca, siano state perlopiù trascurate ingiustamente dalla critica. A soli diciassette anni, nel 1888, sul settimanale illustrato «Paradiso dei bambini» edito da Edoardo Perino a Roma, l’autodidatta sarda Grazia Deledda pubblicò la novella Sulla montagna, primo suo esempio in assoluto di quel genere. L’anno successivo (1889), sempre nello stesso periodico, apparve un altro suo consimile lavoro, Memorie infantili, poi confluito insieme al precedente nella raccolta Nell’azzurro, novelle per bambini, licenziata dalla scrittrice nuorese nel 1890 (Milano, Trevesini). Era questa la prima raccolta narrativa dell’esordiente scrittrice. Si trattava di racconti della fanciullezza, ma anche scritti per la fanciullezza, dal momento che erano dall’autrice rivolti espressamente ad un pubblico giovanile. Una chiara scelta di campo, dunque, quella della debuttante scrittrice, che consapevole delle finalità insite nell’avallata operazione letteraria si proponeva di solcare e al contempo imprimere una propria orma nei territori di quella letteratura per l’infanzia, che all’indomani dell’Unità d’Italia si era caratterizzata per tutto un fervore di opere e iniziative editoriali, volte a scavare e costruire le fondamenta di tutto un tessuto etico-civile e sociale, ancora da impiantare nella neonata nazione. Ma a guardare anche le moderne sistematizzazioni teoriche e antologiche relative al genere della letteratura per l’infanzia, inclusi pure gli ultimi contributi specifici, nessun cenno e nessun riconoscimento è dato trovare a quell’esperimento giovanile della Deledda, come pure ai suoi racconti ospitati nel più importante periodico italiano per ragazzi dell’epoca, vale a dire il «Giornalino della Domenica» di Vamba, che invece meritano una giusta considerazione storico-critica e poetica, com’è nell’intento del presente contributo.

Grazia Deledda narratrice per l’infanzia

SCARDICCHIO, Andrea
2013-01-01

Abstract

Se è vero che la produzione letteraria di Grazia Deledda si snoda attraverso diramazioni e generi differenti, costellata come fu di volta in volta di giovanili parti poetici, romanzi, racconti e novelle, è vero purtroppo che queste ultime in particolare, sebbene si dipanino ininterrottamente per tutta la carriera della scrittrice (dal 1890 al 1933), costituendo dunque un binario di scrittura parallelo alla sua maggiore produzione romanzesca, siano state perlopiù trascurate ingiustamente dalla critica. A soli diciassette anni, nel 1888, sul settimanale illustrato «Paradiso dei bambini» edito da Edoardo Perino a Roma, l’autodidatta sarda Grazia Deledda pubblicò la novella Sulla montagna, primo suo esempio in assoluto di quel genere. L’anno successivo (1889), sempre nello stesso periodico, apparve un altro suo consimile lavoro, Memorie infantili, poi confluito insieme al precedente nella raccolta Nell’azzurro, novelle per bambini, licenziata dalla scrittrice nuorese nel 1890 (Milano, Trevesini). Era questa la prima raccolta narrativa dell’esordiente scrittrice. Si trattava di racconti della fanciullezza, ma anche scritti per la fanciullezza, dal momento che erano dall’autrice rivolti espressamente ad un pubblico giovanile. Una chiara scelta di campo, dunque, quella della debuttante scrittrice, che consapevole delle finalità insite nell’avallata operazione letteraria si proponeva di solcare e al contempo imprimere una propria orma nei territori di quella letteratura per l’infanzia, che all’indomani dell’Unità d’Italia si era caratterizzata per tutto un fervore di opere e iniziative editoriali, volte a scavare e costruire le fondamenta di tutto un tessuto etico-civile e sociale, ancora da impiantare nella neonata nazione. Ma a guardare anche le moderne sistematizzazioni teoriche e antologiche relative al genere della letteratura per l’infanzia, inclusi pure gli ultimi contributi specifici, nessun cenno e nessun riconoscimento è dato trovare a quell’esperimento giovanile della Deledda, come pure ai suoi racconti ospitati nel più importante periodico italiano per ragazzi dell’epoca, vale a dire il «Giornalino della Domenica» di Vamba, che invece meritano una giusta considerazione storico-critica e poetica, com’è nell’intento del presente contributo.
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