Il meridionalismo, inteso come riflessione sulle condizioni di arretratezza del Mezzogiorno, è un corpo teorico molto articolato che è possibile far risalire sin al XVII secolo grazie alle prime riflessioni sul problema fornite da Antonio Serra. Sulla questione dello sviluppo del Mezzogiorno gli intellettuali e i meridionalisti hanno sviluppato una serie di modelli caratterizzati da proposte concrete di intervento. Nel Settecento, a partire da Genovesi, era prevalente la visione che individuava nella “rimozione degli ostacoli”, economici e sociali, la strada da seguire per ammodernare lo stato. Nel periodo postunitario, la maggioranza dei meridionalisti era contraria all’intervento diretto dello stato nell’economia e alle leggi speciali per il Sud; lo sviluppo doveva derivare dalla modernizzazione sociale e lo stato doveva solo pianificare i prerequisiti del decollo, attraverso opportune riforme. Nel dopoguerra divenne prevalente la convinzione che lo sviluppo del Mezzogiorno fosse legato alle politiche di stimolo delle variabili fondamentali (investimenti di capitali finalizzati all’industrializzazione, incentivi all’imprenditorialità, e più di recente, la creazione del capitale sociale). Attraverso la sistematizzazione di questa letteratura emergeranno degli spunti interessanti per analizzare su quali basi è fondata la visione odierna dell’arretratezza meridionale e per comprendere quale modello teorico orienta le attuali politiche di intervento.
Le politiche di sviluppo per il Mezzogiorno. Una visione d'insieme su teoria e prassi degli interventi
SUNNA, Claudia
2013-01-01
Abstract
Il meridionalismo, inteso come riflessione sulle condizioni di arretratezza del Mezzogiorno, è un corpo teorico molto articolato che è possibile far risalire sin al XVII secolo grazie alle prime riflessioni sul problema fornite da Antonio Serra. Sulla questione dello sviluppo del Mezzogiorno gli intellettuali e i meridionalisti hanno sviluppato una serie di modelli caratterizzati da proposte concrete di intervento. Nel Settecento, a partire da Genovesi, era prevalente la visione che individuava nella “rimozione degli ostacoli”, economici e sociali, la strada da seguire per ammodernare lo stato. Nel periodo postunitario, la maggioranza dei meridionalisti era contraria all’intervento diretto dello stato nell’economia e alle leggi speciali per il Sud; lo sviluppo doveva derivare dalla modernizzazione sociale e lo stato doveva solo pianificare i prerequisiti del decollo, attraverso opportune riforme. Nel dopoguerra divenne prevalente la convinzione che lo sviluppo del Mezzogiorno fosse legato alle politiche di stimolo delle variabili fondamentali (investimenti di capitali finalizzati all’industrializzazione, incentivi all’imprenditorialità, e più di recente, la creazione del capitale sociale). Attraverso la sistematizzazione di questa letteratura emergeranno degli spunti interessanti per analizzare su quali basi è fondata la visione odierna dell’arretratezza meridionale e per comprendere quale modello teorico orienta le attuali politiche di intervento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.