In periodo illuministico i processi di industrializzazione erano stati, non a torto, considerati come l’aspetto essenziale di un movimento progressivo della società che avrebbe liberato l’uomo dal pauperismo, promuovendo gradualmente uno stato di diffuso benessere sociale. L’elemento nevralgico di questo processo era stato l’affermarsi di un modello di individualismo che, ponendo “l’uomo come misura di tutte le cose”, aveva indicato il “perfezionamento umano” come “fine” dello sviluppo economico e delle trasformazioni sociali. Già i primi decenni del XIX secolo cominciarono ad evidenziare i limiti di questa visione illuministica: l’aumento vertiginoso della ricchezza prodotto dalla “industria civile” non aveva portato ad una società più “equa” e l’individualismo si era via via trasformato in un moltiplicatore degli squilibri economici e sociali. A due secoli di distanza si continua a riflettere sia sui limiti di un modello di sviluppo che produce ricchezza, ma non benessere sociale diffuso, sia su un modello di individualismo che sembra lontano dal favorire quei percorsi di “perfezionamento umano”, enfatizzati durante l’Illuminismo. Oggi alle impressionanti “economic disparities between the richest and the poorest people” a livello globale si aggiungono i fenomeni di impoverimento delle cosiddette aree avanzate: effetto di una crisi lunga e dagli esiti incerti . La forza dei “meccanismi oggettivi” dell’attuale modello di sviluppo sembra non lasciare scampo. Il determinismo, radicato nella coscienza individuale secondo meccanismi stimoli/risposta definiti nello spazio della logica atomistica, vincola gli sviluppi della soggettività contemporanea, impedendole di valutare se stessa nella dimensione della socialità. E, tuttavia, solo ripensando le possibilità poietiche della soggettività è possibile prefigurare raccordi plausibili – perché storicamente fondati – tra processi di crescita individuale e sviluppo collettivo.

Crescita, crisi economiche, sviluppo umano, Convergenze disattese e soluzioni possibili.

GIOIA, Vitantonio
2014-01-01

Abstract

In periodo illuministico i processi di industrializzazione erano stati, non a torto, considerati come l’aspetto essenziale di un movimento progressivo della società che avrebbe liberato l’uomo dal pauperismo, promuovendo gradualmente uno stato di diffuso benessere sociale. L’elemento nevralgico di questo processo era stato l’affermarsi di un modello di individualismo che, ponendo “l’uomo come misura di tutte le cose”, aveva indicato il “perfezionamento umano” come “fine” dello sviluppo economico e delle trasformazioni sociali. Già i primi decenni del XIX secolo cominciarono ad evidenziare i limiti di questa visione illuministica: l’aumento vertiginoso della ricchezza prodotto dalla “industria civile” non aveva portato ad una società più “equa” e l’individualismo si era via via trasformato in un moltiplicatore degli squilibri economici e sociali. A due secoli di distanza si continua a riflettere sia sui limiti di un modello di sviluppo che produce ricchezza, ma non benessere sociale diffuso, sia su un modello di individualismo che sembra lontano dal favorire quei percorsi di “perfezionamento umano”, enfatizzati durante l’Illuminismo. Oggi alle impressionanti “economic disparities between the richest and the poorest people” a livello globale si aggiungono i fenomeni di impoverimento delle cosiddette aree avanzate: effetto di una crisi lunga e dagli esiti incerti . La forza dei “meccanismi oggettivi” dell’attuale modello di sviluppo sembra non lasciare scampo. Il determinismo, radicato nella coscienza individuale secondo meccanismi stimoli/risposta definiti nello spazio della logica atomistica, vincola gli sviluppi della soggettività contemporanea, impedendole di valutare se stessa nella dimensione della socialità. E, tuttavia, solo ripensando le possibilità poietiche della soggettività è possibile prefigurare raccordi plausibili – perché storicamente fondati – tra processi di crescita individuale e sviluppo collettivo.
2014
9788834324479
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