Il canto XIII dell’Inferno, dedicato ai suicidi e agli scialacquatori (violenti contro sé e le pro-prie cose), condannati nel secondo girone del settimo cerchio, è sicuramente uno dei piú celebri e studiati della Commedia di Dante, ma che, insieme ad annose cruces esegetiche (basti pensare all’oscuro riferimento al suicida anonimo), contiene ancora diversi aspetti critici che attendono di essere messi a fuoco e sistematizzati. Nel tentativo di offrire una piú corretta chiave ermeneutica, e quindi un contributo alla loro definizione, Il saggio, che si sviluppa lungo le linee tradizionali delle lecturae dantesche, con la spiegazione e l’interpretazione verso per verso dell’intero canto, si intende mettere in evidenza le riprese lessicali, concettuali e immaginative attraverso le quali si intende assicurare compattezza strutturale e continuità narrativa a un gruppo di canti, che si estende dall’XI all’inizio del XVII, nematicamente omogenei, incentrati come sono sulla violenza e sulle varie forme in cui essa si esprime. Naturalmente ciò ha comportato anche il superamento della tradizionale dicomizzazione del canto, che per altro ha favorito la concentrazione dell’attenzione sulla prima parte, dedicata alle pene dei suicidi e all’embematico personaggio di Pier delle Vigne, giungendo finalmente a una vicione unitaria del canto stesso e delle problematiche morali in esso affrontate.
I violenti contro sé e le proprie cose. Lettura del canto XIII dell''Inferno'
MARZO, Antonio
2013-01-01
Abstract
Il canto XIII dell’Inferno, dedicato ai suicidi e agli scialacquatori (violenti contro sé e le pro-prie cose), condannati nel secondo girone del settimo cerchio, è sicuramente uno dei piú celebri e studiati della Commedia di Dante, ma che, insieme ad annose cruces esegetiche (basti pensare all’oscuro riferimento al suicida anonimo), contiene ancora diversi aspetti critici che attendono di essere messi a fuoco e sistematizzati. Nel tentativo di offrire una piú corretta chiave ermeneutica, e quindi un contributo alla loro definizione, Il saggio, che si sviluppa lungo le linee tradizionali delle lecturae dantesche, con la spiegazione e l’interpretazione verso per verso dell’intero canto, si intende mettere in evidenza le riprese lessicali, concettuali e immaginative attraverso le quali si intende assicurare compattezza strutturale e continuità narrativa a un gruppo di canti, che si estende dall’XI all’inizio del XVII, nematicamente omogenei, incentrati come sono sulla violenza e sulle varie forme in cui essa si esprime. Naturalmente ciò ha comportato anche il superamento della tradizionale dicomizzazione del canto, che per altro ha favorito la concentrazione dell’attenzione sulla prima parte, dedicata alle pene dei suicidi e all’embematico personaggio di Pier delle Vigne, giungendo finalmente a una vicione unitaria del canto stesso e delle problematiche morali in esso affrontate.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.