Gli studi sul periodo che ha reso possibile il sogno dell’unificazione nazionale hanno concorso ad accentuare i caratteri di una retorica risorgimentale che magnifica le tensioni ideali e le gesta epiche di quella generazione di patrioti. Questo atteggiamento ha finito per mettere in ombra i caratteri e la sottile trama della grande e alta prosa sviluppata per raggiungere quell’obiettivo, teso a favorire l’inorientamento dell’Impero asburgico. Tale indirizzo si deve all’intuizione di Cesare Baldo la cui applicazione pratica sarà materialmente e abilmente predisposta da Camillo Benso conte di Cavour. Non a caso, un momento centrale della storia risorgimentale è rappresentato dall’alterco che nel 1858 contrapporrà Cavour a Mazzini. La soluzione cospirativa tesa a promuovere un risveglio delle masse popolari aveva sperimentato il fallimento con i moti del 1848 e con la spedizione di Sapri del 1857. L’attuazione dell’unione italiana doveva avvenire nel quadro di una compatibilità tra gli equilibri della politica internazionale maturati in Europa e talvolta ricorrendo a iniziative “azzardate” che potevano sfruttare i divergenti interessi e le contrapposizioni tra le grandi potenze del continente. La questione orientale, il processo di dissoluzione dell’Impero ottomano e i progetti per imporre un’egemonia Balcanica da parte dell’Impero russo, di quello francese e britannico, divennero un importante banco di prova per la diplomazia sabauda. La politica estera sabauda se da un lato riuscì a formare un corpo diplomatico all’altezza del progetto che intendeva perseguire, ha dovuto dall’altro lato sopperire alle disfunzioni e all’impreparazione dell’esercito piemontese. Dopo il 1848, la borghesia del Regno di Sardegna rinunciò alla riorganizzazione degli apparati militari e demandò questo compito al Re per concentrarsi sulla formazione degli apparati burocratici dello Stato. E mentre quei liberali seppero assolvere il proprio compito, la monarchia, al contrario, si dimostrò del tutto inadeguata a nel riorganizzare gli apparati militari la cui gestione volle a sé riservare.
Il Risorgimento italiano tra Oriente e Occidente
BARBAGALLO, Salvatore
2014-01-01
Abstract
Gli studi sul periodo che ha reso possibile il sogno dell’unificazione nazionale hanno concorso ad accentuare i caratteri di una retorica risorgimentale che magnifica le tensioni ideali e le gesta epiche di quella generazione di patrioti. Questo atteggiamento ha finito per mettere in ombra i caratteri e la sottile trama della grande e alta prosa sviluppata per raggiungere quell’obiettivo, teso a favorire l’inorientamento dell’Impero asburgico. Tale indirizzo si deve all’intuizione di Cesare Baldo la cui applicazione pratica sarà materialmente e abilmente predisposta da Camillo Benso conte di Cavour. Non a caso, un momento centrale della storia risorgimentale è rappresentato dall’alterco che nel 1858 contrapporrà Cavour a Mazzini. La soluzione cospirativa tesa a promuovere un risveglio delle masse popolari aveva sperimentato il fallimento con i moti del 1848 e con la spedizione di Sapri del 1857. L’attuazione dell’unione italiana doveva avvenire nel quadro di una compatibilità tra gli equilibri della politica internazionale maturati in Europa e talvolta ricorrendo a iniziative “azzardate” che potevano sfruttare i divergenti interessi e le contrapposizioni tra le grandi potenze del continente. La questione orientale, il processo di dissoluzione dell’Impero ottomano e i progetti per imporre un’egemonia Balcanica da parte dell’Impero russo, di quello francese e britannico, divennero un importante banco di prova per la diplomazia sabauda. La politica estera sabauda se da un lato riuscì a formare un corpo diplomatico all’altezza del progetto che intendeva perseguire, ha dovuto dall’altro lato sopperire alle disfunzioni e all’impreparazione dell’esercito piemontese. Dopo il 1848, la borghesia del Regno di Sardegna rinunciò alla riorganizzazione degli apparati militari e demandò questo compito al Re per concentrarsi sulla formazione degli apparati burocratici dello Stato. E mentre quei liberali seppero assolvere il proprio compito, la monarchia, al contrario, si dimostrò del tutto inadeguata a nel riorganizzare gli apparati militari la cui gestione volle a sé riservare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.