Il capitolo, partendo dallo studio delle reciproche interrelazioni tra globalizzazione e turismo – due fenomeni strettamente connessi e reciprocamente interdipendenti – analizza le risposte della scala locale, i territori, ai sempre più marcati processi di integrazione economica, politica e culturale che avvengono alla scala globale. Risposte locali che vanno dall’omologazione/differenziazione dei sistemi d’offerta – con mutamenti che restano cioè circoscritti alla sola sfera turistica – a processi ben più pervasivi che investono la dimensione territoriale nella sua totalità, ora – assai raramente invero – rafforzandone la matrice identitaria, ora destrutturandola fino ad annullarla del tutto. L’intento, tuttavia, è quello di dimostrare che il turismo, al di là dei suoi attuali limiti, può costituire lo strumento per promuovere e sostenere una diversa globalizzazione, incentrata sui territori; una globalizzazione capace, cioè, di mettere in valore le qualità distintive dei luoghi e di promuovere una proficua interazione tra i territori. A tale scopo, una prima riflessione è svolta, da un lato, sul ruolo positivo svolto dal turismo in quanto agente (o attore) di globalizzazione, nel favorire logiche di “cooperazione tra i luoghi” anziché di “competizione dei luoghi” (Turco, 2003: 14) grazie alla sua capacità di creare reti di territori disposti al confronto diretto e all’apertura culturale che è in grado di alimentare. Dall’altro lato, considerazioni speculari si sviluppano attorno al potenziale ruolo negativo del turismo, che può trasformarsi in agente (o fattore) di “globalitarismo”, espressione coniata dal geografo brasiliano Milton Santos e che rimanda ad una forma opprimente e neocoloniale di globalizzazione, rinforzando, all’interno dello spazio globale, i flussi egemonici e indebolendo ulteriormente quelli egemonizzati. A seconda della natura e del verso della relazione che viene a stabilirsi tra turismo e mondializzazione, verrebbero a configurarsi, dunque, due contrapposti scenari che vedrebbero alternativamente: - un turismo guidato dalla globalizzazione, ossia eterodiretto, massificato, in cui la domanda turistica si orientata su formule standardizzate ed indifferenziate e si adegua passivamente ai meccanismi di mercato e all’offerta; - una globalizzazione guidata dal turismo, un turismo che è autodiretto dai territori e sfugge ai condizionamenti dell’industria turistica, e che offre un «prodotto turistico globale» (Rispoli, 2001), inteso come quell’insieme, specifico e spazialmente determinato, dei fattori di attrattiva in cui l’utilizzatore traduce – attraverso le sue motivazioni, la sua cultura, il suo sistema di valori, la sua personalità, le sue condizioni socio-economiche, il suo comportamento – la propria domanda specifica. Solo in quest’ultimo caso, il turismo globale diventerebbe occasione di comunicazione mediata e riflessa della “ricchezza culturale”, di immersione pacifica nelle culture dei popoli, di visitazione della bellezza creata e della bellezza edificata dall’uomo, e, favorendo il contatto tra società differenti e l’apprezzamento delle peculiarità e delle diversità, uno strumento in più per leggere la complessità delle società contemporanee. L’opposto, riassunto nella prima delle due opzioni, sarebbe scongiurato: un turismo internazionale “globalitaristico”, che si impone con la sua forza omologante sulla specificità locale ricostruendo l’ambiente di origine dei turisti e annullando o distorcendo il contatto con la cultura locale.
Turismo Vs. Globalitarismo
POLLICE, Fabio;Urso, Giulia
2014-01-01
Abstract
Il capitolo, partendo dallo studio delle reciproche interrelazioni tra globalizzazione e turismo – due fenomeni strettamente connessi e reciprocamente interdipendenti – analizza le risposte della scala locale, i territori, ai sempre più marcati processi di integrazione economica, politica e culturale che avvengono alla scala globale. Risposte locali che vanno dall’omologazione/differenziazione dei sistemi d’offerta – con mutamenti che restano cioè circoscritti alla sola sfera turistica – a processi ben più pervasivi che investono la dimensione territoriale nella sua totalità, ora – assai raramente invero – rafforzandone la matrice identitaria, ora destrutturandola fino ad annullarla del tutto. L’intento, tuttavia, è quello di dimostrare che il turismo, al di là dei suoi attuali limiti, può costituire lo strumento per promuovere e sostenere una diversa globalizzazione, incentrata sui territori; una globalizzazione capace, cioè, di mettere in valore le qualità distintive dei luoghi e di promuovere una proficua interazione tra i territori. A tale scopo, una prima riflessione è svolta, da un lato, sul ruolo positivo svolto dal turismo in quanto agente (o attore) di globalizzazione, nel favorire logiche di “cooperazione tra i luoghi” anziché di “competizione dei luoghi” (Turco, 2003: 14) grazie alla sua capacità di creare reti di territori disposti al confronto diretto e all’apertura culturale che è in grado di alimentare. Dall’altro lato, considerazioni speculari si sviluppano attorno al potenziale ruolo negativo del turismo, che può trasformarsi in agente (o fattore) di “globalitarismo”, espressione coniata dal geografo brasiliano Milton Santos e che rimanda ad una forma opprimente e neocoloniale di globalizzazione, rinforzando, all’interno dello spazio globale, i flussi egemonici e indebolendo ulteriormente quelli egemonizzati. A seconda della natura e del verso della relazione che viene a stabilirsi tra turismo e mondializzazione, verrebbero a configurarsi, dunque, due contrapposti scenari che vedrebbero alternativamente: - un turismo guidato dalla globalizzazione, ossia eterodiretto, massificato, in cui la domanda turistica si orientata su formule standardizzate ed indifferenziate e si adegua passivamente ai meccanismi di mercato e all’offerta; - una globalizzazione guidata dal turismo, un turismo che è autodiretto dai territori e sfugge ai condizionamenti dell’industria turistica, e che offre un «prodotto turistico globale» (Rispoli, 2001), inteso come quell’insieme, specifico e spazialmente determinato, dei fattori di attrattiva in cui l’utilizzatore traduce – attraverso le sue motivazioni, la sua cultura, il suo sistema di valori, la sua personalità, le sue condizioni socio-economiche, il suo comportamento – la propria domanda specifica. Solo in quest’ultimo caso, il turismo globale diventerebbe occasione di comunicazione mediata e riflessa della “ricchezza culturale”, di immersione pacifica nelle culture dei popoli, di visitazione della bellezza creata e della bellezza edificata dall’uomo, e, favorendo il contatto tra società differenti e l’apprezzamento delle peculiarità e delle diversità, uno strumento in più per leggere la complessità delle società contemporanee. L’opposto, riassunto nella prima delle due opzioni, sarebbe scongiurato: un turismo internazionale “globalitaristico”, che si impone con la sua forza omologante sulla specificità locale ricostruendo l’ambiente di origine dei turisti e annullando o distorcendo il contatto con la cultura locale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.