Lo studio delle consonanti scempie e geminate rappresenta un’ottima opportunità per confrontare il comportamento di soggetti colpiti da Morbo di Parkinson e soggetti di controllo rispetto ad un compito linguistico che può fornire dati interessanti di per sé, circa la resistenza del contrasto linguistico nel parlato patologico, e anche in relazione ai modelli teorici per la coordinazione inter-gestuale. L’obiettivo principale di questo lavoro è verificare se i gesti articolatori di soggetti affetti da Morbo di Parkinson mostrino alterazioni rispetto ai gesti di soggetti non affetti dal Morbo, sia in termini spaziali che temporali, prendendo in considerazione in modo particolare: 1) la realizzazione del contrasto tra consonanti scempie e geminate; 2) la sonorità e il modo di articolazione delle consonanti; 3) il fatto che l’età dei soggetti vari e possa influire sia sulla durata che sull’ampiezza dei gesti (con ovvie ricadute sul piano acustico). In generale, i risultati sulle consonati scempie e geminate sono in linea con i precedenti (Gili Fivela e Zmarich 2005, Zmarich e Gili Fivela 2005) e aggiungono informazioni circa i gesti linguali. Inoltre, circa l’effetto della patologia, è stato confermato che i soggetti patologici presentano spesso valori ridotti per le misure considerate, fatto salvo ciò che riguarda l’articolatore linguale e lo spostamento sull’asse antero-posteriore. Anche in questo caso, i risultati sono quindi in linea con la letteratura precedente (per l’italiano, Gili Fivela et al. 2014, Iraci et al. in stampa). L’influenza della sonorità e del modo di articolazione, risulta abbastanza chiara e in linea con le attese almeno per quanto riguarda il primo fattore, in relazione alla presenza di consonanti bilabiali sonore rafforzate (Romano, 2003, Gaillard-Corvaglia & Kamiyama 2006). Per quanto riguarda il modo di articolazione, la maggior complessità articolatoria prevista per le nasali non si esprime per mezzo di incremento generalizzato dei valori delle misure considerate o, almeno, l’eventuale incremento è minore di quello osservato per le occlusive nel loro complesso (quindi incluse le sonore). Circa l’effetto del fattore età, nel complesso abbiamo riscontrato dati coerenti con quelli descritti da Xue e Hao (2003) e in parte ritrovati in Gili Fivela et al. (2014), per cui i parlanti più anziani tendono a differire dagli altri (Xue e Hao 2003). Benché nel nostro caso anche i parlanti più giovani siano in realtà dei sessantacinquenni, le modificazioni osservate sono comunque coerenti con l’incremento dei valori nelle produzioni di coloro che hanno un’età più avanzata, ossia anche per i parlanti di età intermedia che di fatto hanno 74-75 anni. Tuttavia, dal momento che il raggruppamento per età accorpa soggetti patologici e di controllo nei tre livelli di età considerati, è ipotizzabile un’influenza della patologia sull’andamento di questi risultati (per una discussione, cfr. Iraci et al., in stampa). Infine, per quanto riguarda il phasing, i risultati ottenuti confermano quanto osservato da Gili Fivela et al. 2007 e Zmarich et al. 2007, 2009, 2011, ossia che la coordinazione inter-gestuale per scempie e geminate è coerente con un modello ibrido tra quello di Ӧhman e quello di Browman e Goldstein. A questo riguardo, la patologia sembra modificare in vario modo le significatività osservate nella popolazione di soggetti di controllo, ad indicare il fatto che sono necessarie altre analisi per comprendere appieno quali siano le differenze cruciali che interessano il parlato nel Morbo di Parkinson rispetto al parlato non patologico. In ogni caso, l’indagine descritta è preliminare e i risultati dovranno quindi essere verificati tramite ulteriori analisi.
Consonanti scempie e geminate nel morbo di Parkinson: la produzione di bilabiali
GILI FIVELA, BARBARA
;IRACI, MASSIMILIANO MARIO;GRIMALDI, Milko Antonino;
2015-01-01
Abstract
Lo studio delle consonanti scempie e geminate rappresenta un’ottima opportunità per confrontare il comportamento di soggetti colpiti da Morbo di Parkinson e soggetti di controllo rispetto ad un compito linguistico che può fornire dati interessanti di per sé, circa la resistenza del contrasto linguistico nel parlato patologico, e anche in relazione ai modelli teorici per la coordinazione inter-gestuale. L’obiettivo principale di questo lavoro è verificare se i gesti articolatori di soggetti affetti da Morbo di Parkinson mostrino alterazioni rispetto ai gesti di soggetti non affetti dal Morbo, sia in termini spaziali che temporali, prendendo in considerazione in modo particolare: 1) la realizzazione del contrasto tra consonanti scempie e geminate; 2) la sonorità e il modo di articolazione delle consonanti; 3) il fatto che l’età dei soggetti vari e possa influire sia sulla durata che sull’ampiezza dei gesti (con ovvie ricadute sul piano acustico). In generale, i risultati sulle consonati scempie e geminate sono in linea con i precedenti (Gili Fivela e Zmarich 2005, Zmarich e Gili Fivela 2005) e aggiungono informazioni circa i gesti linguali. Inoltre, circa l’effetto della patologia, è stato confermato che i soggetti patologici presentano spesso valori ridotti per le misure considerate, fatto salvo ciò che riguarda l’articolatore linguale e lo spostamento sull’asse antero-posteriore. Anche in questo caso, i risultati sono quindi in linea con la letteratura precedente (per l’italiano, Gili Fivela et al. 2014, Iraci et al. in stampa). L’influenza della sonorità e del modo di articolazione, risulta abbastanza chiara e in linea con le attese almeno per quanto riguarda il primo fattore, in relazione alla presenza di consonanti bilabiali sonore rafforzate (Romano, 2003, Gaillard-Corvaglia & Kamiyama 2006). Per quanto riguarda il modo di articolazione, la maggior complessità articolatoria prevista per le nasali non si esprime per mezzo di incremento generalizzato dei valori delle misure considerate o, almeno, l’eventuale incremento è minore di quello osservato per le occlusive nel loro complesso (quindi incluse le sonore). Circa l’effetto del fattore età, nel complesso abbiamo riscontrato dati coerenti con quelli descritti da Xue e Hao (2003) e in parte ritrovati in Gili Fivela et al. (2014), per cui i parlanti più anziani tendono a differire dagli altri (Xue e Hao 2003). Benché nel nostro caso anche i parlanti più giovani siano in realtà dei sessantacinquenni, le modificazioni osservate sono comunque coerenti con l’incremento dei valori nelle produzioni di coloro che hanno un’età più avanzata, ossia anche per i parlanti di età intermedia che di fatto hanno 74-75 anni. Tuttavia, dal momento che il raggruppamento per età accorpa soggetti patologici e di controllo nei tre livelli di età considerati, è ipotizzabile un’influenza della patologia sull’andamento di questi risultati (per una discussione, cfr. Iraci et al., in stampa). Infine, per quanto riguarda il phasing, i risultati ottenuti confermano quanto osservato da Gili Fivela et al. 2007 e Zmarich et al. 2007, 2009, 2011, ossia che la coordinazione inter-gestuale per scempie e geminate è coerente con un modello ibrido tra quello di Ӧhman e quello di Browman e Goldstein. A questo riguardo, la patologia sembra modificare in vario modo le significatività osservate nella popolazione di soggetti di controllo, ad indicare il fatto che sono necessarie altre analisi per comprendere appieno quali siano le differenze cruciali che interessano il parlato nel Morbo di Parkinson rispetto al parlato non patologico. In ogni caso, l’indagine descritta è preliminare e i risultati dovranno quindi essere verificati tramite ulteriori analisi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.