Nel Medio Evo (e per vero dire non solo allora) la cattura di un re poteva essere un grosso affare per chi riusciva in simili colpi. Se ne potevano ricavare ingenti riscatti e spesso anche altri importanti vantaggi di natura politica o territoriale. Nel 1435 Filippo Maria Visconti, con la vittoria ottenuta da una sua flotta genovese nella battaglia di Ponza contro Alfonso d’Aragona, riuscì nell’impresa di mettere le mani non solo su uno, ma addirittura su due re: lo stesso Alfonso, che regnava sull’ampia costellazione di regni facenti capo alla corona d’Aragona e il fratello Giovanni, re di Navarra. Nella battaglia finirono anzi catturati più di cento altri importanti principi e baroni provenienti dal Regno di Napoli e dai numerosi altri stati del sistema politico cui Alfonso si trovava a capo. Per la potenza aragonese era di fatto un colpo mortale, mentre il duca di Milano si ritrovò di fronte all’opportunità inopinata non solo di diventare l’arbitro dei destini del Regno di Napoli (conteso fra Alfonso e Renato d’Angiò), ma anche di assicurarsi una cospicua fonte di entrate finanziarie e di imporsi di fatto come il dominus dell’intero scacchiere politico peninsulare. Eppure il duca scelse di liberare i suoi prigionieri senza alcun riscatto e di concludere con Alfonso una strana e frettolosa alleanza (che si rivelò decisiva per risollevare le sorti aragonesi, ma che non parve politicamente troppo utile dal punto di vista visconteo). Il saggio indaga su questa strana vicenda. Se ne analizzano le premesse (le relazioni di Filippo Maria con Angioini ed Aragonesi); se ne ricostruisce lo svolgimento (la battaglia di Ponza e soprattutto gli eventi che ne seguirono) e se ne considerano le conseguenze. Il saggio si conclude con una riflessione sulle ragioni e le modalità di quella svolta politica, che finì oggettivamente per cambiare il corso della storia italiana e in parte anche europea, e che rivelò i limiti e le contraddizioni della visione politica dell’ultimo dei Visconti.

F. SOMAINI, Filippo Maria e la svolta del 1435

SOMAINI, Francesco
2015-01-01

Abstract

Nel Medio Evo (e per vero dire non solo allora) la cattura di un re poteva essere un grosso affare per chi riusciva in simili colpi. Se ne potevano ricavare ingenti riscatti e spesso anche altri importanti vantaggi di natura politica o territoriale. Nel 1435 Filippo Maria Visconti, con la vittoria ottenuta da una sua flotta genovese nella battaglia di Ponza contro Alfonso d’Aragona, riuscì nell’impresa di mettere le mani non solo su uno, ma addirittura su due re: lo stesso Alfonso, che regnava sull’ampia costellazione di regni facenti capo alla corona d’Aragona e il fratello Giovanni, re di Navarra. Nella battaglia finirono anzi catturati più di cento altri importanti principi e baroni provenienti dal Regno di Napoli e dai numerosi altri stati del sistema politico cui Alfonso si trovava a capo. Per la potenza aragonese era di fatto un colpo mortale, mentre il duca di Milano si ritrovò di fronte all’opportunità inopinata non solo di diventare l’arbitro dei destini del Regno di Napoli (conteso fra Alfonso e Renato d’Angiò), ma anche di assicurarsi una cospicua fonte di entrate finanziarie e di imporsi di fatto come il dominus dell’intero scacchiere politico peninsulare. Eppure il duca scelse di liberare i suoi prigionieri senza alcun riscatto e di concludere con Alfonso una strana e frettolosa alleanza (che si rivelò decisiva per risollevare le sorti aragonesi, ma che non parve politicamente troppo utile dal punto di vista visconteo). Il saggio indaga su questa strana vicenda. Se ne analizzano le premesse (le relazioni di Filippo Maria con Angioini ed Aragonesi); se ne ricostruisce lo svolgimento (la battaglia di Ponza e soprattutto gli eventi che ne seguirono) e se ne considerano le conseguenze. Il saggio si conclude con una riflessione sulle ragioni e le modalità di quella svolta politica, che finì oggettivamente per cambiare il corso della storia italiana e in parte anche europea, e che rivelò i limiti e le contraddizioni della visione politica dell’ultimo dei Visconti.
2015
978-88-6655-894-1
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