Gli studi compresi in questo volume tentano di mettere in evidenza lo sfondo moderno o neomodernista, le diramazioni nient’affatto scontate della tensione riflessiva e concettuale di Sciascia e della sua idea di letteratura, la natura ambivalente e bifronte del suo pensiero. E in particolare provano a indagarne l’aspetto strutturale, ovvero la dimensione generativa di complesse configurazioni semantiche e formali che attraversano dagli esordi alle ultime opere la sua scrittura, non trascurando di fare luce su certi aspetti apparentemente minori o laterali del suo profilo intellettuale, sulle stratificazioni storico-politiche e geo-letterarie della sua formazione (l’antifascismo in fieri, il socialismo liberale o libertario, l’attività editoriale, la composizione della sua biblioteca ideale e materiale, la continuità Spagna-Sicilia). Per i saggi dedicati al romanzo storico (Il Consiglio d’Egitto), alle forme dell’inchiesta indiziaria (La scomparsa di Majorana, L’affaire Moro) o alle ragioni della lunga fedeltà verso l’“adorabile” Stendhal si adoperano i modi dell’indagine narratologica, tornando sulla questione del “metodo” e delle intersezioni tra storia e finzione, tra ricerca storica e ricerca letteraria che percorrono l’opera di Sciascia secondo una tradizione che parte dalla Storia della colonna infame e arriva fino alla microstoria antropologica di Carlo Ginzburg. Negli altri contributi si ricorre, per il versante in versi e in prosa della sua opera, all’analisi stilistica o alla critica tematica: rintracciando ad esempio la frequenza e la funzione della figuralità zoomorfa che turba lo stile e il pensiero sciasciano, in una fenomenologia negativa dell’esistente che guarda a Leopardi e a Pirandello e risente via via di una lettura “totalitaria” o apocalittica del reale, inteso come regno delle sopraffazioni e della violenza perpetrate dal Potere, dell’eterna sconfitta della ragione.
Sciascia moderno. Studi, documenti e carteggi
Fabio MOLITERNI
2017-01-01
Abstract
Gli studi compresi in questo volume tentano di mettere in evidenza lo sfondo moderno o neomodernista, le diramazioni nient’affatto scontate della tensione riflessiva e concettuale di Sciascia e della sua idea di letteratura, la natura ambivalente e bifronte del suo pensiero. E in particolare provano a indagarne l’aspetto strutturale, ovvero la dimensione generativa di complesse configurazioni semantiche e formali che attraversano dagli esordi alle ultime opere la sua scrittura, non trascurando di fare luce su certi aspetti apparentemente minori o laterali del suo profilo intellettuale, sulle stratificazioni storico-politiche e geo-letterarie della sua formazione (l’antifascismo in fieri, il socialismo liberale o libertario, l’attività editoriale, la composizione della sua biblioteca ideale e materiale, la continuità Spagna-Sicilia). Per i saggi dedicati al romanzo storico (Il Consiglio d’Egitto), alle forme dell’inchiesta indiziaria (La scomparsa di Majorana, L’affaire Moro) o alle ragioni della lunga fedeltà verso l’“adorabile” Stendhal si adoperano i modi dell’indagine narratologica, tornando sulla questione del “metodo” e delle intersezioni tra storia e finzione, tra ricerca storica e ricerca letteraria che percorrono l’opera di Sciascia secondo una tradizione che parte dalla Storia della colonna infame e arriva fino alla microstoria antropologica di Carlo Ginzburg. Negli altri contributi si ricorre, per il versante in versi e in prosa della sua opera, all’analisi stilistica o alla critica tematica: rintracciando ad esempio la frequenza e la funzione della figuralità zoomorfa che turba lo stile e il pensiero sciasciano, in una fenomenologia negativa dell’esistente che guarda a Leopardi e a Pirandello e risente via via di una lettura “totalitaria” o apocalittica del reale, inteso come regno delle sopraffazioni e della violenza perpetrate dal Potere, dell’eterna sconfitta della ragione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.