In occasione del centenario della Grande guerra sono molte le ricerche che hanno posto attenzione al conflitto lontano dal fronte, alla dimensione popolare del coinvolgimento bellico e al tema del rifiuto della guerra, studiato soprattutto dal punto di vista della protesta sociale (con particolare riferimento a quella femminile). In pochi casi, però, ci si è spinti a riflettere sul dissenso politico organizzato e sul crescente protagonismo dei giovani antimilitaristi e internazionalisti, per lo più di estrazione operaia e contadina, che si fecero promotori e interpreti di una linea intransigente di avversione alla guerra, ricorrendo a una resistenza a oltranza, sfociata in agitazioni, proteste, atti di ribellione, in varie forme di propaganda e di proselitismo. Fino a delineare un progetto rivoluzionario più strutturato e ambizioso, messo a punto dai giovani socialisti nel corso del 1916, quando venne avanzata l’ipotesi di fusione in un «blocco rosso» dei gruppi sovversivi rimasti ostili al conflitto. L’obiettivo fu quello di costruire una rete cospirativa estesa oltre i confini nazionali per dare avvio – nelle intenzioni presto disattese – a un piano insurrezionale propedeutico alla rivoluzione proletaria europea. Il proposito unitario era destinato a fallire, ma lasciò un’importante eredità valoriale che avrebbe trovato un nuovo terreno di lotta nell'antifascismo e nel movimento resistenziale
1916. I giovani socialisti rivoluzionari per «l’unione dei reietti e dei bastardi» contro la guerra.
Daria De Donno
2018-01-01
Abstract
In occasione del centenario della Grande guerra sono molte le ricerche che hanno posto attenzione al conflitto lontano dal fronte, alla dimensione popolare del coinvolgimento bellico e al tema del rifiuto della guerra, studiato soprattutto dal punto di vista della protesta sociale (con particolare riferimento a quella femminile). In pochi casi, però, ci si è spinti a riflettere sul dissenso politico organizzato e sul crescente protagonismo dei giovani antimilitaristi e internazionalisti, per lo più di estrazione operaia e contadina, che si fecero promotori e interpreti di una linea intransigente di avversione alla guerra, ricorrendo a una resistenza a oltranza, sfociata in agitazioni, proteste, atti di ribellione, in varie forme di propaganda e di proselitismo. Fino a delineare un progetto rivoluzionario più strutturato e ambizioso, messo a punto dai giovani socialisti nel corso del 1916, quando venne avanzata l’ipotesi di fusione in un «blocco rosso» dei gruppi sovversivi rimasti ostili al conflitto. L’obiettivo fu quello di costruire una rete cospirativa estesa oltre i confini nazionali per dare avvio – nelle intenzioni presto disattese – a un piano insurrezionale propedeutico alla rivoluzione proletaria europea. Il proposito unitario era destinato a fallire, ma lasciò un’importante eredità valoriale che avrebbe trovato un nuovo terreno di lotta nell'antifascismo e nel movimento resistenzialeI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.