In occasione della preparazione del numero 400 dei “Cahiers du Cinéma” (1987), la direzione della rivista chiese a Wim Wenders di fare da caporedattore di quel fascicolo speciale, e Wenders suggerì un tema di riflessione a cui sia i cineasti sia i cinefili sono molto sensibili: i film pensati, scritti, immaginati ma mai realizzati. Nell’editoriale in forma di lettera pubblicato da Wenders in quella circostanza, il regista definiva “film subacquei” i progetti incompiuti, proponendo la metafora dell’iceberg: «La storia del cinema, da questo punto di vista, assomiglia a un iceberg di cui si può vedere soltanto l’estremità, circa il dieci per cento, che rappresenta le opere compiute, le immagini liberate – sott’acqua rimane ancora la maggior parte di esse». Pensare che la terra emersa sia soltanto una parte del reale è proprio la linea tematica di Submergence, ventitreesimo lungometraggio di finzione per il regista tedesco. La storia è tratta da un romanzo di J.M. Ledgard, cronista politico e corrispondente di guerra dell’Economist con due opere narrative di notevole fortuna critica all’attivo (mai pubblicate in Italia); l’adattamento è curato da Erin Dignam, sceneggiatrice che ha collaborato con Sean Penn (Il tuo ultimo sguardo) e con lo stesso Wenders (Person to Person, dal film antologico 8). Ne viene fuori un film con una superficie di genere (il romantic drama) e una profondità autoriale, in cui Wenders ribadisce la propria adesione al pensiero per immagini.
Il mondo sommerso del cinema
Luca Bandirali
2019-01-01
Abstract
In occasione della preparazione del numero 400 dei “Cahiers du Cinéma” (1987), la direzione della rivista chiese a Wim Wenders di fare da caporedattore di quel fascicolo speciale, e Wenders suggerì un tema di riflessione a cui sia i cineasti sia i cinefili sono molto sensibili: i film pensati, scritti, immaginati ma mai realizzati. Nell’editoriale in forma di lettera pubblicato da Wenders in quella circostanza, il regista definiva “film subacquei” i progetti incompiuti, proponendo la metafora dell’iceberg: «La storia del cinema, da questo punto di vista, assomiglia a un iceberg di cui si può vedere soltanto l’estremità, circa il dieci per cento, che rappresenta le opere compiute, le immagini liberate – sott’acqua rimane ancora la maggior parte di esse». Pensare che la terra emersa sia soltanto una parte del reale è proprio la linea tematica di Submergence, ventitreesimo lungometraggio di finzione per il regista tedesco. La storia è tratta da un romanzo di J.M. Ledgard, cronista politico e corrispondente di guerra dell’Economist con due opere narrative di notevole fortuna critica all’attivo (mai pubblicate in Italia); l’adattamento è curato da Erin Dignam, sceneggiatrice che ha collaborato con Sean Penn (Il tuo ultimo sguardo) e con lo stesso Wenders (Person to Person, dal film antologico 8). Ne viene fuori un film con una superficie di genere (il romantic drama) e una profondità autoriale, in cui Wenders ribadisce la propria adesione al pensiero per immagini.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.