Questa epoca di crisi ed emergenze globali, ha messo quanto mai in risalto uno dei più gravi problemi irrisolti dell’intera governance internazionale, ovvero la tutela della condizione delle persone migranti, la quale rischia di diventare la suprema rappresentazione del fallimento dei diritti umani. Torna sul problema Vincenzo Lorubbio, intravedendo nella cooperazione internazionale tra tutti gli attori globali l’unica via percorribile per superare l’eterna dicotomia tra l’esigenza di tutela dei diritti dei migranti e l’assenza del requisito della cittadinanza, quale precondizione per esercitarli effettivamente. Le persone migranti, infatti, anche quando non sono in fuga a causa della persecuzione, lo sono a causa di altre emergenze (da quella lavorativa o abitativa a quella ambientale o climatica) che li rendono soggetti particolarmente vulnerabili, perché fortemente a rischio di veder violati i propri diritti umani: in patria, durante il transito, all’arrivo e durante la permanenza all’estero. La loro particolare condizione consente, forse più di altre, di comprendere l’importanza di tematizzare il valore euristico della vulnerabilità in stretta connessione con il concetto di rischio. In questo modo, sarebbe forse possibile contrastare le diverse forme di discriminazione, disuguaglianza e sfruttamento, favorendo opzioni operative più articolate di inclusione, alla base delle quali anche i diritti umani ritroverebbero il proprio opportuno e indispensabile ruolo: gli stessi, infatti, sono stati immaginati come “strumenti” a servizio della tutela della dignità degli uomini, non come “fine” della loro esistenza, e non possono dirsi effettivamente tutelati se non quando sussistono altre due indispensabili precondizioni, ovvero la solidarietà umana e la giustizia sociale. Solo all’interno di questo scenario, la “crisi” dei diritti potrà costituire l’occasione per una loro rinnovata e più incisiva attuazione.
Crisi dei diritti. Un'opportunità per ripensare le dinamiche di giustizia globale.
Gioffredi, Giuseppe;Lorubbio, Vincenzo
;Pisanò, Attilio
2021-01-01
Abstract
Questa epoca di crisi ed emergenze globali, ha messo quanto mai in risalto uno dei più gravi problemi irrisolti dell’intera governance internazionale, ovvero la tutela della condizione delle persone migranti, la quale rischia di diventare la suprema rappresentazione del fallimento dei diritti umani. Torna sul problema Vincenzo Lorubbio, intravedendo nella cooperazione internazionale tra tutti gli attori globali l’unica via percorribile per superare l’eterna dicotomia tra l’esigenza di tutela dei diritti dei migranti e l’assenza del requisito della cittadinanza, quale precondizione per esercitarli effettivamente. Le persone migranti, infatti, anche quando non sono in fuga a causa della persecuzione, lo sono a causa di altre emergenze (da quella lavorativa o abitativa a quella ambientale o climatica) che li rendono soggetti particolarmente vulnerabili, perché fortemente a rischio di veder violati i propri diritti umani: in patria, durante il transito, all’arrivo e durante la permanenza all’estero. La loro particolare condizione consente, forse più di altre, di comprendere l’importanza di tematizzare il valore euristico della vulnerabilità in stretta connessione con il concetto di rischio. In questo modo, sarebbe forse possibile contrastare le diverse forme di discriminazione, disuguaglianza e sfruttamento, favorendo opzioni operative più articolate di inclusione, alla base delle quali anche i diritti umani ritroverebbero il proprio opportuno e indispensabile ruolo: gli stessi, infatti, sono stati immaginati come “strumenti” a servizio della tutela della dignità degli uomini, non come “fine” della loro esistenza, e non possono dirsi effettivamente tutelati se non quando sussistono altre due indispensabili precondizioni, ovvero la solidarietà umana e la giustizia sociale. Solo all’interno di questo scenario, la “crisi” dei diritti potrà costituire l’occasione per una loro rinnovata e più incisiva attuazione.File | Dimensione | Formato | |
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