Nel 2020 una bella collaborazione tra vari attori - il Comune, l’AMP e il Coordinamento Ambientalisti di Porto Cesareo, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto, la Regione Puglia e l’Università del Salento - ha permesso la realizzazione di un altro segmento del percorso espositivo, il racconto di altre “storie dal mare” di Porto Cesareo. L’esposizione di alcuni contenitori da trasporto e di una gigantesca ancora, precedentemente conservati presso il Museo Castromediano di Lecce, nella Torre che guarda il mare da dove provengono, evoca la rete di strade liquide che percorrono il Mediterraneo e toccano anche questo tratto di costa con densità di testimonianze. Questi oggetti ci parlano di mobilità di cose e persone, così intensa già in antico grazie a quel “ponte” tra le rive e le genti che era ed è il mare; ci parlano di beni in essi contenuti e commercializzati, di transazioni e investimenti, di rischi, fallimenti e coraggio: insomma, la quotidiana epopea dell’andar per mare... Non sono opere d’arte, come la statua del dio Thot, ma il loro valore storico li rende ugualmente preziosi; sono le testimonianze delle comunità che vivevano, come “rane attorno allo stagno”, lungo le rive del Mediterraneo, e della fitta rete di relazioni che tra loro esisteva; ci ricordano il nostro essere parte di questo mondo, figli di una cultura che da questo mare ha preso vita

Rotte, merci e navi. Il racconto continua...

Rita Auriemma
2020-01-01

Abstract

Nel 2020 una bella collaborazione tra vari attori - il Comune, l’AMP e il Coordinamento Ambientalisti di Porto Cesareo, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto, la Regione Puglia e l’Università del Salento - ha permesso la realizzazione di un altro segmento del percorso espositivo, il racconto di altre “storie dal mare” di Porto Cesareo. L’esposizione di alcuni contenitori da trasporto e di una gigantesca ancora, precedentemente conservati presso il Museo Castromediano di Lecce, nella Torre che guarda il mare da dove provengono, evoca la rete di strade liquide che percorrono il Mediterraneo e toccano anche questo tratto di costa con densità di testimonianze. Questi oggetti ci parlano di mobilità di cose e persone, così intensa già in antico grazie a quel “ponte” tra le rive e le genti che era ed è il mare; ci parlano di beni in essi contenuti e commercializzati, di transazioni e investimenti, di rischi, fallimenti e coraggio: insomma, la quotidiana epopea dell’andar per mare... Non sono opere d’arte, come la statua del dio Thot, ma il loro valore storico li rende ugualmente preziosi; sono le testimonianze delle comunità che vivevano, come “rane attorno allo stagno”, lungo le rive del Mediterraneo, e della fitta rete di relazioni che tra loro esisteva; ci ricordano il nostro essere parte di questo mondo, figli di una cultura che da questo mare ha preso vita
2020
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/464197
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