Identifico l’oggetto di analisi della psicologia clinica nei modi di interpretare la convivenza, agiti dagli individui, dai gruppi sociali, dalle istituzioni, dagli esperti. I modi di interpretare strutturano la nostra osservazione e comprensione dei problemi, così come il modo di affrontarli e di rispondervi. In questo scritto, analizzo il mito di un individuo che agisce, reagisce, si “ammala” nel vuoto sociale – un mito alimentato anche dalla ricerca e dalla prassi psicologico clinica – evidenziando le condizioni contestuali entro cui le risposte individuali maturano e la vulnerabilità sociale è costruita. In questa prospettiva, la distinzione tra livello individuale e sistemico di analisi e di intervento viene meno: il “sintomo” segnala una patologia della relazione e interroga sulle premesse, intersoggettivamente e culturalmente condivise, che la alimentano. Nello scenario odierno, caratterizzato da fenomenologie fortemente critiche per la convivenza (dal movimento no-vax ai localismi identitari segnati dal ribadimento della propria diversa ed esclusiva appartenenza religiosa, etnica, ideologica, politica), sostenere le istituzioni nella comprensione del contesto (soggettivo, intersoggettivo, culturale, simbolico) in cui si opera e del rapporto intrattenuto con l’Altro da sé è una possibile funzione che la psicologia clinica può perseguire e mettere al servizio della convivenza e del suo sviluppo.
Con-testi di vulnerabilità e domanda di senso. Riflessioni sulle sfide sociali della psicologia clinica
Venuleo, C.
2022-01-01
Abstract
Identifico l’oggetto di analisi della psicologia clinica nei modi di interpretare la convivenza, agiti dagli individui, dai gruppi sociali, dalle istituzioni, dagli esperti. I modi di interpretare strutturano la nostra osservazione e comprensione dei problemi, così come il modo di affrontarli e di rispondervi. In questo scritto, analizzo il mito di un individuo che agisce, reagisce, si “ammala” nel vuoto sociale – un mito alimentato anche dalla ricerca e dalla prassi psicologico clinica – evidenziando le condizioni contestuali entro cui le risposte individuali maturano e la vulnerabilità sociale è costruita. In questa prospettiva, la distinzione tra livello individuale e sistemico di analisi e di intervento viene meno: il “sintomo” segnala una patologia della relazione e interroga sulle premesse, intersoggettivamente e culturalmente condivise, che la alimentano. Nello scenario odierno, caratterizzato da fenomenologie fortemente critiche per la convivenza (dal movimento no-vax ai localismi identitari segnati dal ribadimento della propria diversa ed esclusiva appartenenza religiosa, etnica, ideologica, politica), sostenere le istituzioni nella comprensione del contesto (soggettivo, intersoggettivo, culturale, simbolico) in cui si opera e del rapporto intrattenuto con l’Altro da sé è una possibile funzione che la psicologia clinica può perseguire e mettere al servizio della convivenza e del suo sviluppo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.