Il dodicesimo film di Gabriele Muccino comincia e finisce la notte di capodanno in cui i quattro protagonisti si ritrovano per l’ennesima volta, e il capodanno è per convenzione un momento fatidico e nostalgico, proiettato nel futuro ma anche greve di passato. Pierfrancesco Favino guarda in macchina e si rivolge direttamente allo spettatore per raccontare la storia di un gruppo di amici. Le strategie di coinvolgimento del pubblico non si limiteranno a questi momenti di interpellazione; in realtà, come proveremo a dimostrare, questo film è un diario con tante pagine lasciate in bianco affinché lo spettatore possa scrivere la propria storia. Le pagine scritte da Muccino con Paolo Costella (sceneggiatore di Perfetti sconosciuti) sono solo quelle delle date segnate in rosso: i capodanni, appunto, e poi i matrimoni, la nascita dei figli e la perdita delle persone care, gli addii e i ritorni. Se il modello dichiarato è C’eravamo tanto amati, è come se Gli anni più belli ne riprendesse la sceneggiatura solo per sfogliarla velocemente, mantenendo pochi autentici punti di contatto (la cena in trattoria) e indirizzando il progetto altrove.

Gli anni più belli

Bandirali, L.
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2020-01-01

Abstract

Il dodicesimo film di Gabriele Muccino comincia e finisce la notte di capodanno in cui i quattro protagonisti si ritrovano per l’ennesima volta, e il capodanno è per convenzione un momento fatidico e nostalgico, proiettato nel futuro ma anche greve di passato. Pierfrancesco Favino guarda in macchina e si rivolge direttamente allo spettatore per raccontare la storia di un gruppo di amici. Le strategie di coinvolgimento del pubblico non si limiteranno a questi momenti di interpellazione; in realtà, come proveremo a dimostrare, questo film è un diario con tante pagine lasciate in bianco affinché lo spettatore possa scrivere la propria storia. Le pagine scritte da Muccino con Paolo Costella (sceneggiatore di Perfetti sconosciuti) sono solo quelle delle date segnate in rosso: i capodanni, appunto, e poi i matrimoni, la nascita dei figli e la perdita delle persone care, gli addii e i ritorni. Se il modello dichiarato è C’eravamo tanto amati, è come se Gli anni più belli ne riprendesse la sceneggiatura solo per sfogliarla velocemente, mantenendo pochi autentici punti di contatto (la cena in trattoria) e indirizzando il progetto altrove.
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