L’approccio One Health non può essere solo declamato e proclamato. Esso è certamente manifestazione di una necessità ordinamentale ormai ineludibile, rispetto all’idea-chiave che lo ispira, ossia quella di integrare in un “sistema organico” i valori interdipendenti della salute umana, della salute animale e della salute degli ecosistemi. Tuttavia, questo approccio deve poi essere inverato, concretizzato, tradotto in misure specifiche: discendere, cioè, dall’empireo armonico e arcadico dei concetti al problematico, dissonante e ben più imperfetto mondo delle politiche, delle istituzioni, delle azioni e organizzazioni amministrative. È solo in questa ‘caduta agli inferi’, al momento cioè di dover portare ad effettiva realizzazione questo approccio, che diviene possibile misurarne la problematicità: ciò – si badi – non per mettere in discussione l’imperativo di perseguire l’integrazione delle tre dimensioni della salute in una, ma per rendere realistico e non solo ottativo il percorso che deve portarci a tale obiettivo. Lo scritto esamina questo problema nella prospettiva dell’analisi giuridica, illustrando due esperienze che possono essere utili per mostrare le difficoltà ma, al contempo, le grandi opportunità del recepimento dell’approccio One Health nella sfera del diritto. La prima esperienza-pilota, ancora in corso di svolgimento, è il progetto di ricerca intitolato «Diritto e approccio “One Health” alle emergenze pandemiche: per l’innovazione dei modelli organizzativi e procedurali di relazione tra comunità scientifiche e istituzioni pubbliche» (in acronimo: DOneHealth), che è risultato vincitore del bando FISR 2020. La seconda esperienza-pilota è il “Draft Convention on Pandemics” (Progetto di Convenzione internazionale sulle Pandemie) elaborato e diffuso pubblicamente dal Centre International de Droit Comparé de l’Environnement – International Center of Comparative Environmental Lawm (CIDCE) ai fini della discussione in sede ONU-OMS nel 2022, su iniziativa della World Health Assembly, del processo di negoziazione internazionale per elaborare un accordo mondiale in materia di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie. Nelle conclusioni si evidenzia che le due esperienze-pilota esaminate dimostrano come sia essenziale lavorare per cercare di rendere concreto, realistico, praticabile, il percorso dell’approccio One Health dalla proclamazione enunciativa verso la sua traduzione effettiva in principi, regole, istituti, procedure, organizzazioni. Per fare ciò è necessario il concorso di tutti: si pone una grande sfida, dunque, anche per il mondo accademico. Si pensi al contesto universitario italiano, ancora troppo frammentato: ciò non solo in forza di assetti normativi o burocratici, che obiettivamente inducono la divisione settoriale e l’iperspecializzazione disciplinare, e non incentivano per converso l’interdisciplinarità e la transdisciplinarità, ma anche a causa di formae mentis che dovrebbero evolversi sul piano culturale. Questa ‘balcanizzazione’, infatti, rischia di rappresentare un notevole ostacolo se si intende essere attori protagonisti della ricerca sull’approccio One Health, il quale richiede di adottare in forma integrata, cooperativa, collettiva e sistemica una visione poli-oculare del fenomeno “salute”.

Le sfide metodologiche per la ricerca giuridica sull’approccio One Health: due casi concreti. Il progetto FISR 2020 e la proposta del CIDCE di una convenzione internazionale sulle pandemie.

Monteduro, Massimo
2022-01-01

Abstract

L’approccio One Health non può essere solo declamato e proclamato. Esso è certamente manifestazione di una necessità ordinamentale ormai ineludibile, rispetto all’idea-chiave che lo ispira, ossia quella di integrare in un “sistema organico” i valori interdipendenti della salute umana, della salute animale e della salute degli ecosistemi. Tuttavia, questo approccio deve poi essere inverato, concretizzato, tradotto in misure specifiche: discendere, cioè, dall’empireo armonico e arcadico dei concetti al problematico, dissonante e ben più imperfetto mondo delle politiche, delle istituzioni, delle azioni e organizzazioni amministrative. È solo in questa ‘caduta agli inferi’, al momento cioè di dover portare ad effettiva realizzazione questo approccio, che diviene possibile misurarne la problematicità: ciò – si badi – non per mettere in discussione l’imperativo di perseguire l’integrazione delle tre dimensioni della salute in una, ma per rendere realistico e non solo ottativo il percorso che deve portarci a tale obiettivo. Lo scritto esamina questo problema nella prospettiva dell’analisi giuridica, illustrando due esperienze che possono essere utili per mostrare le difficoltà ma, al contempo, le grandi opportunità del recepimento dell’approccio One Health nella sfera del diritto. La prima esperienza-pilota, ancora in corso di svolgimento, è il progetto di ricerca intitolato «Diritto e approccio “One Health” alle emergenze pandemiche: per l’innovazione dei modelli organizzativi e procedurali di relazione tra comunità scientifiche e istituzioni pubbliche» (in acronimo: DOneHealth), che è risultato vincitore del bando FISR 2020. La seconda esperienza-pilota è il “Draft Convention on Pandemics” (Progetto di Convenzione internazionale sulle Pandemie) elaborato e diffuso pubblicamente dal Centre International de Droit Comparé de l’Environnement – International Center of Comparative Environmental Lawm (CIDCE) ai fini della discussione in sede ONU-OMS nel 2022, su iniziativa della World Health Assembly, del processo di negoziazione internazionale per elaborare un accordo mondiale in materia di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie. Nelle conclusioni si evidenzia che le due esperienze-pilota esaminate dimostrano come sia essenziale lavorare per cercare di rendere concreto, realistico, praticabile, il percorso dell’approccio One Health dalla proclamazione enunciativa verso la sua traduzione effettiva in principi, regole, istituti, procedure, organizzazioni. Per fare ciò è necessario il concorso di tutti: si pone una grande sfida, dunque, anche per il mondo accademico. Si pensi al contesto universitario italiano, ancora troppo frammentato: ciò non solo in forza di assetti normativi o burocratici, che obiettivamente inducono la divisione settoriale e l’iperspecializzazione disciplinare, e non incentivano per converso l’interdisciplinarità e la transdisciplinarità, ma anche a causa di formae mentis che dovrebbero evolversi sul piano culturale. Questa ‘balcanizzazione’, infatti, rischia di rappresentare un notevole ostacolo se si intende essere attori protagonisti della ricerca sull’approccio One Health, il quale richiede di adottare in forma integrata, cooperativa, collettiva e sistemica una visione poli-oculare del fenomeno “salute”.
2022
979-12-5976-433-1
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Descrizione: Volume One Health
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/479504
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