Il saggio prende innanzitutto in considerazione la celebra lettera di "frate Ilaro" riportata da Giovanni Boccaccio, e ne discute la plausibilità e la possibile autenticità. La lettera è notoriamente importante non solo perché allude alla notizia (nota anche a Filippo Villani) di un possibile incipit latino della "Commedia" (poi abbandonato dall'Alighieri), ma perché allude anche all'intenzione di Dante (poi non attuata) di dedicare le tre cantiche del suo grande poema rispettivamente a Uguccione della Faggiola, a Moroello Malaspina e a Federico d'Aragona. Assumendo come plausibile la testimonianza il saggio ne formula un'ipotesi di datazione al 1314, dopodiché si sofferma sul legame che Dante avrebbe a lungo mantenuto con i Malaspina, presso i quali avrebbe anche soggiornato negli anni tra il 1306 ed il 1308. Il saggio ricostruisce il rapporto che Dante seppe instaurare in particolare con Moroello, figura di punta del potente consortile lunigianese, e discute anche la possibilità che Moroello possa avere effettivamente avuto un ruolo importante - come attestato dallo stesso Boccaccio e come pare per diversi indizi plausibile - nel convincere il poeta a riprendere la stesura della "Commedia", dopo i primi sette canti dell'"Inferno", composti a Firenze anteriormente all'esilio. Dopodiché affronta un punto mai pienamente spiegato dalla critica dantesca: quello dell'improvviso trasferimento di Dante stesso nel Casentino. Il saggio propone un'interpretazione in chiave politica della vicenda , collegata al tentativo di riavvicinamento di Dante a Corso Donati (già leader dei guelfi neri, ma poi entrato in conflitto con quella fazione) nella speranza che ciò potesse diventare propedeutico ad un suo ritorno in Firenze: un'operazione che avrebbe implicato un sostanziale rovesciamento degli equilibri impostisi a Firenze nel 1302, nel quadro di un'operazione che Moroello Malaspina, gran signore della Lunigiana, doveva in realtà incoraggiare. L'ipotesi è suffragata anche da una possibile lettura in chiave tutta politica della celebre canzone "Montanina" (dedicata appunto al Malaspina), la quale non alluderebbe in realtà ad un improvvisa avventura sentimentale di Dante per una giovane casentinese, ma appunto alle prospettive incoraggianti che per un momento egli dovette intravvedere nell'operazione politica che si stava mettendo a punto (con un asse tra Corso Donati e le grandi stirpi signorili dei Guidi, dei Faggiolani e appunto dei Malaspina). Da ultimo il saggio considera altri aspetti del rapporto tra Dante e il grande casato lunigianese.
Dante e i Malaspina
Somaini, Francesco
2023-01-01
Abstract
Il saggio prende innanzitutto in considerazione la celebra lettera di "frate Ilaro" riportata da Giovanni Boccaccio, e ne discute la plausibilità e la possibile autenticità. La lettera è notoriamente importante non solo perché allude alla notizia (nota anche a Filippo Villani) di un possibile incipit latino della "Commedia" (poi abbandonato dall'Alighieri), ma perché allude anche all'intenzione di Dante (poi non attuata) di dedicare le tre cantiche del suo grande poema rispettivamente a Uguccione della Faggiola, a Moroello Malaspina e a Federico d'Aragona. Assumendo come plausibile la testimonianza il saggio ne formula un'ipotesi di datazione al 1314, dopodiché si sofferma sul legame che Dante avrebbe a lungo mantenuto con i Malaspina, presso i quali avrebbe anche soggiornato negli anni tra il 1306 ed il 1308. Il saggio ricostruisce il rapporto che Dante seppe instaurare in particolare con Moroello, figura di punta del potente consortile lunigianese, e discute anche la possibilità che Moroello possa avere effettivamente avuto un ruolo importante - come attestato dallo stesso Boccaccio e come pare per diversi indizi plausibile - nel convincere il poeta a riprendere la stesura della "Commedia", dopo i primi sette canti dell'"Inferno", composti a Firenze anteriormente all'esilio. Dopodiché affronta un punto mai pienamente spiegato dalla critica dantesca: quello dell'improvviso trasferimento di Dante stesso nel Casentino. Il saggio propone un'interpretazione in chiave politica della vicenda , collegata al tentativo di riavvicinamento di Dante a Corso Donati (già leader dei guelfi neri, ma poi entrato in conflitto con quella fazione) nella speranza che ciò potesse diventare propedeutico ad un suo ritorno in Firenze: un'operazione che avrebbe implicato un sostanziale rovesciamento degli equilibri impostisi a Firenze nel 1302, nel quadro di un'operazione che Moroello Malaspina, gran signore della Lunigiana, doveva in realtà incoraggiare. L'ipotesi è suffragata anche da una possibile lettura in chiave tutta politica della celebre canzone "Montanina" (dedicata appunto al Malaspina), la quale non alluderebbe in realtà ad un improvvisa avventura sentimentale di Dante per una giovane casentinese, ma appunto alle prospettive incoraggianti che per un momento egli dovette intravvedere nell'operazione politica che si stava mettendo a punto (con un asse tra Corso Donati e le grandi stirpi signorili dei Guidi, dei Faggiolani e appunto dei Malaspina). Da ultimo il saggio considera altri aspetti del rapporto tra Dante e il grande casato lunigianese.File | Dimensione | Formato | |
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