La biografia di Ettore Majorana - genio della fisica misteriosamente scomparso nel 1938 -, può raccontare non solo il mito del rifiuto della scienza – come ha evidenziato per primo Sciascia -, ma, più in generale, il rifiuto della modernità. In particolare, la genealogia inscindibile di modernità, identità e scienza, dimostra quanto la fisica quantistica, grazie al principio di indeterminazione e al concetto di relatività, abbia contribuito a riconfigurare le categorie della filosofia e della sociologia e, di conseguenza, la posizione del soggetto. Da una parte, Majorana diventa l'archetipo della modernità (dell'autopoiesi, della contingenza, della molteplicità, etc.), ma, dall'altra, di colui che la rifiuta, perché sfugge alla struttura di aspettative in cui la famiglia, lo Stato e l'Università hanno chiuso la sua esistenza, come in una gabbia d'acciaio. La sua scomparsa, quindi, testimonia il disagio dell'individuo moderno e, insieme, la sua resistenza allo spirito del capitalismo, all'ontologia del presente. Sulla scomparsa di Majorana sono state avanzate molte ipotesi e ancora oggi continuano a emergerne nuove. Lo scopo di questo testo, tuttavia, non è quello di provare la maggiore validità di una ipotesi sulla “fine” di Majorana, ma la validità simultanea di tutte le ipotesi. Solo a partire da questo apparente paradosso, infatti, la scomparsa di Majorana può narrare la dissoluzione dell'identità moderna, perché racconta di un'identità che si dissolve nella propria molteplicità e che ha agito per aumentare la complessità delle interpretazioni su di sé. In fuga dalla modernità e dal suo spirito, ma anche perfettamente moderno nella sua capacità di crearsi da sé, di essere autopoietico: così, Ettore racconta l'alterità dell'identità moderna e, insieme, l'alterità di una modernità che può essere pensata in modo diverso.

Ettore Majorana o del diritto all'alterità

Punzi, Corrado
2016-01-01

Abstract

La biografia di Ettore Majorana - genio della fisica misteriosamente scomparso nel 1938 -, può raccontare non solo il mito del rifiuto della scienza – come ha evidenziato per primo Sciascia -, ma, più in generale, il rifiuto della modernità. In particolare, la genealogia inscindibile di modernità, identità e scienza, dimostra quanto la fisica quantistica, grazie al principio di indeterminazione e al concetto di relatività, abbia contribuito a riconfigurare le categorie della filosofia e della sociologia e, di conseguenza, la posizione del soggetto. Da una parte, Majorana diventa l'archetipo della modernità (dell'autopoiesi, della contingenza, della molteplicità, etc.), ma, dall'altra, di colui che la rifiuta, perché sfugge alla struttura di aspettative in cui la famiglia, lo Stato e l'Università hanno chiuso la sua esistenza, come in una gabbia d'acciaio. La sua scomparsa, quindi, testimonia il disagio dell'individuo moderno e, insieme, la sua resistenza allo spirito del capitalismo, all'ontologia del presente. Sulla scomparsa di Majorana sono state avanzate molte ipotesi e ancora oggi continuano a emergerne nuove. Lo scopo di questo testo, tuttavia, non è quello di provare la maggiore validità di una ipotesi sulla “fine” di Majorana, ma la validità simultanea di tutte le ipotesi. Solo a partire da questo apparente paradosso, infatti, la scomparsa di Majorana può narrare la dissoluzione dell'identità moderna, perché racconta di un'identità che si dissolve nella propria molteplicità e che ha agito per aumentare la complessità delle interpretazioni su di sé. In fuga dalla modernità e dal suo spirito, ma anche perfettamente moderno nella sua capacità di crearsi da sé, di essere autopoietico: così, Ettore racconta l'alterità dell'identità moderna e, insieme, l'alterità di una modernità che può essere pensata in modo diverso.
2016
9788857533124
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