Il presente contributo vuole essere una riflessione sul concetto di confine come principio di classificazione, separazione e razzializzazione dei migranti e sui processi di istituzionalizzazione di tale logica classificatoria che elegge le politiche dell’accoglienza e della protezione a strumento di differenziazione e gerarchizzazione tra migranti lungo una linea che contrappone quelli “desiderabili” a quelli “indesiderabili”. Tali politiche fanno parte di un regime globale di governance della mobilità internazionale, che accomuna il Sud e il Nord del mondo, trasformando i punti caldi dell’attraversamento dei confini, ad esempio i paesi posti sulla cintura dell’area Schengen, in luoghi preposti al contenimento o all’espulsione dei migranti “indesiderati” (Malkki 2002; Sorgoni 2018, 2022). Nella prima parte del saggio rifletterò sul concetto di confine, inteso come dispositivo biopolitico di produzione di esclusione e marginalizzazione dei migranti considerati “indesiderabili” o vittime “indegne” di essere salvate. Nella seconda parte, a partire dalla vicenda dei profughi ucraini, mi interrogherò sul modo in cui le politiche dell’accoglienza istituzionalizza la contrapposizione tra profughi degni di essere accolti e profughi considerati talmente “indegni” da essere esposti al rischio di morire nell’indifferenza generale o trasformati in “residui” da espellere e deportare.

Proteggere, respingere, emarginare: coreografia di un’accoglienza differenziata

Parisi, Rosa
2023-01-01

Abstract

Il presente contributo vuole essere una riflessione sul concetto di confine come principio di classificazione, separazione e razzializzazione dei migranti e sui processi di istituzionalizzazione di tale logica classificatoria che elegge le politiche dell’accoglienza e della protezione a strumento di differenziazione e gerarchizzazione tra migranti lungo una linea che contrappone quelli “desiderabili” a quelli “indesiderabili”. Tali politiche fanno parte di un regime globale di governance della mobilità internazionale, che accomuna il Sud e il Nord del mondo, trasformando i punti caldi dell’attraversamento dei confini, ad esempio i paesi posti sulla cintura dell’area Schengen, in luoghi preposti al contenimento o all’espulsione dei migranti “indesiderati” (Malkki 2002; Sorgoni 2018, 2022). Nella prima parte del saggio rifletterò sul concetto di confine, inteso come dispositivo biopolitico di produzione di esclusione e marginalizzazione dei migranti considerati “indesiderabili” o vittime “indegne” di essere salvate. Nella seconda parte, a partire dalla vicenda dei profughi ucraini, mi interrogherò sul modo in cui le politiche dell’accoglienza istituzionalizza la contrapposizione tra profughi degni di essere accolti e profughi considerati talmente “indegni” da essere esposti al rischio di morire nell’indifferenza generale o trasformati in “residui” da espellere e deportare.
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