Nel mese di settembre 2019 si è svolta la quarta campagna di scavo presso il sito di località Li Schiavoni (Nardò - LE), interessato da un piccolo insediamento messapico (circa 3 ettari di superficie) delimitato da un circuito murario in opera poligonale (circa 650 m di lunghezza) e da un fossato sul lato orientale. Le indagini si sono concentrate nel settore sud occidentale e meridionale dell’esteso pianoro corrispondente all’abitato antico, all’interno del terreno di proprietà del Sig. Arcangelo Rollo. È stato aperto un saggio in corrispondenza del lato sud delle mura antiche, finora non indagato, dove è stata messa in luce parte della linea interna dell’opera difensiva; accanto sono stati messi in luce numerosi grandi contenitori in ceramica ad impasto, fratturati sul posto e in parte schiacciati l’uno sull’altro, da riferire probabilmente alla presenza di un deposito per derrate, addossato alla struttura muraria stessa. L’elemento di maggiore interesse è rappresentato dal ritrovamento, sempre a breve distanza dalle mura, di una deposizione secondaria delimitata da un cordolo di terreno argilloso rosso di forma grosso modo quadrangolare, coperta da un lastrone di pietra tufacea. Oltre a resti di ossa umane (frammenti di cranio, denti molari e incisivi), da riferire verosimilmente a una fanciulla, essa conteneva una serie di oggetti inquadrabili tra la fine del VI e la metà del V sec. a.C. (una coppetta monoansata in ceramica a fasce, contenente a sua volta una olpetta a vernice nera; una fibula in bronzo e frammenti di una seconda; un bracciale in bronzo a verga semplice; un vago di collana in bronzo e un vago di collana in pasta vitrea). In un’area più interna dell’insediamento si sono proseguite le indagini effettuate nel 2018, per comprendere meglio gli aspetti legati all’organizzazione degli spazi abitativi. Sono emersi due allineamenti di blocchi lapidei di forma rettangolare, orientati in senso nord sud, da riferire alle fondazioni di strutture murarie di un’abitazione. Lungo il margine ovest di una di esse sono venuti in luce i resti di due focolari in concotto, di forma circolare, disposti in fila con quello (simile per forma e dimensioni) individuato nel corso della precedente campagna di scavo. Accanto a essi, sul lato occidentale, sono emersi pezzi di grossi contenitori in ceramica ad impasto, abbastanza ben conservati, fratturati in situ (anche se in parte dispersi); questi, assieme ai focolari, identificano l’area come ambiente domestico dedicato alla cottura dei cibi e al deposito delle derrate. Il settore posto immediatamente a nord, verosimilmente coperto da una tettoia, era sempre un’area di servizio della casa; al suo interno, infatti, è stata messa in luce una cavità del banco roccioso, che, in parte scavata e regolarizzata dall’uomo, è stata utilizzata come cisterna per la raccolta dell’acqua
Li Schiavoni (Nardò)
Giovanna Cera
2019-01-01
Abstract
Nel mese di settembre 2019 si è svolta la quarta campagna di scavo presso il sito di località Li Schiavoni (Nardò - LE), interessato da un piccolo insediamento messapico (circa 3 ettari di superficie) delimitato da un circuito murario in opera poligonale (circa 650 m di lunghezza) e da un fossato sul lato orientale. Le indagini si sono concentrate nel settore sud occidentale e meridionale dell’esteso pianoro corrispondente all’abitato antico, all’interno del terreno di proprietà del Sig. Arcangelo Rollo. È stato aperto un saggio in corrispondenza del lato sud delle mura antiche, finora non indagato, dove è stata messa in luce parte della linea interna dell’opera difensiva; accanto sono stati messi in luce numerosi grandi contenitori in ceramica ad impasto, fratturati sul posto e in parte schiacciati l’uno sull’altro, da riferire probabilmente alla presenza di un deposito per derrate, addossato alla struttura muraria stessa. L’elemento di maggiore interesse è rappresentato dal ritrovamento, sempre a breve distanza dalle mura, di una deposizione secondaria delimitata da un cordolo di terreno argilloso rosso di forma grosso modo quadrangolare, coperta da un lastrone di pietra tufacea. Oltre a resti di ossa umane (frammenti di cranio, denti molari e incisivi), da riferire verosimilmente a una fanciulla, essa conteneva una serie di oggetti inquadrabili tra la fine del VI e la metà del V sec. a.C. (una coppetta monoansata in ceramica a fasce, contenente a sua volta una olpetta a vernice nera; una fibula in bronzo e frammenti di una seconda; un bracciale in bronzo a verga semplice; un vago di collana in bronzo e un vago di collana in pasta vitrea). In un’area più interna dell’insediamento si sono proseguite le indagini effettuate nel 2018, per comprendere meglio gli aspetti legati all’organizzazione degli spazi abitativi. Sono emersi due allineamenti di blocchi lapidei di forma rettangolare, orientati in senso nord sud, da riferire alle fondazioni di strutture murarie di un’abitazione. Lungo il margine ovest di una di esse sono venuti in luce i resti di due focolari in concotto, di forma circolare, disposti in fila con quello (simile per forma e dimensioni) individuato nel corso della precedente campagna di scavo. Accanto a essi, sul lato occidentale, sono emersi pezzi di grossi contenitori in ceramica ad impasto, abbastanza ben conservati, fratturati in situ (anche se in parte dispersi); questi, assieme ai focolari, identificano l’area come ambiente domestico dedicato alla cottura dei cibi e al deposito delle derrate. Il settore posto immediatamente a nord, verosimilmente coperto da una tettoia, era sempre un’area di servizio della casa; al suo interno, infatti, è stata messa in luce una cavità del banco roccioso, che, in parte scavata e regolarizzata dall’uomo, è stata utilizzata come cisterna per la raccolta dell’acquaI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.