Tra il 31 agosto e il 1 ottobre 2021 si è svolta la quinta campagna di scavo presso il sito di località Li Schiavoni (Nardò – LE), sede di un piccolo abitato messapico esteso su una superficie di circa 3 ettari e caratterizzato da un circuito murario di circa 650 m di lunghezza. Lungo il lato sud delle mura antiche è stata messa in luce parte della linea interna dell’opera difensiva; a ridosso di quest’ultima era un probabile ambiente di deposito di contenitori, di cui non è stato possibile individuare i limiti. Al di sotto di uno strato di crollo erano infatti presenti numerosi grandi contenitori (per lo più in ceramica ad impasto, ma anche in ceramica acroma e a vernice nera), fratturati sul posto e schiacciati probabilmente in maniera repentina, forse a causa di un incendio e del conseguente crollo delle strutture murarie e di copertura. Il vasellame recuperato era in buona parte adagiato entro alcuni naturali avvallamenti del banco roccioso e sembra cronologicamente riferibile nell’ambito del periodo arcaico. Qualche metro più a ovest, sempre a ridosso della cortina muraria, è stato messo in luce il crollo - molto ben conservato – riferibile alla copertura (in tegole e coppi) di qualche struttura edilizia o più probabilmente di una semplice tettoia, addossata da un lato al paramento interno dell'opera difensiva. Immediatamente a fianco è stata messa in luce parte di una fornace a pianta circolare, con pilastro lapideo centrale. Da escludere un utilizzo della fornace per la produzione di laterizi, le cui dimensioni risultano incompatibili con quelle della fornace; non va invece esclusa la possibilità che essa fosse funzionale alla cottura dei vasi, anche se non sono stati rinvenuti resti riferibili a scarti di lavorazione. Sul fondo della fornace, che appare calcinato,è stato messo in evidenza, assieme a pietre calcaree di piccole e medie dimensioni (forse pertinenti alle pareti delle struttura stessa, un accumulo di conchiglie di molluschi appartenenti alla specie Cerasoderma edule. La loro presenza nella fornace potrebbe essere indizio di una fase della lavorazione dell'impasto di argilla con cui erano prodotti e quindi cotti i vasi: essere potevano essere forse frantumate nell'area, al fine di produrre inclusi da inserire nell'impasto ceramico.

Li Schiavoni (Nardò)

Giovanna Cera
2021-01-01

Abstract

Tra il 31 agosto e il 1 ottobre 2021 si è svolta la quinta campagna di scavo presso il sito di località Li Schiavoni (Nardò – LE), sede di un piccolo abitato messapico esteso su una superficie di circa 3 ettari e caratterizzato da un circuito murario di circa 650 m di lunghezza. Lungo il lato sud delle mura antiche è stata messa in luce parte della linea interna dell’opera difensiva; a ridosso di quest’ultima era un probabile ambiente di deposito di contenitori, di cui non è stato possibile individuare i limiti. Al di sotto di uno strato di crollo erano infatti presenti numerosi grandi contenitori (per lo più in ceramica ad impasto, ma anche in ceramica acroma e a vernice nera), fratturati sul posto e schiacciati probabilmente in maniera repentina, forse a causa di un incendio e del conseguente crollo delle strutture murarie e di copertura. Il vasellame recuperato era in buona parte adagiato entro alcuni naturali avvallamenti del banco roccioso e sembra cronologicamente riferibile nell’ambito del periodo arcaico. Qualche metro più a ovest, sempre a ridosso della cortina muraria, è stato messo in luce il crollo - molto ben conservato – riferibile alla copertura (in tegole e coppi) di qualche struttura edilizia o più probabilmente di una semplice tettoia, addossata da un lato al paramento interno dell'opera difensiva. Immediatamente a fianco è stata messa in luce parte di una fornace a pianta circolare, con pilastro lapideo centrale. Da escludere un utilizzo della fornace per la produzione di laterizi, le cui dimensioni risultano incompatibili con quelle della fornace; non va invece esclusa la possibilità che essa fosse funzionale alla cottura dei vasi, anche se non sono stati rinvenuti resti riferibili a scarti di lavorazione. Sul fondo della fornace, che appare calcinato,è stato messo in evidenza, assieme a pietre calcaree di piccole e medie dimensioni (forse pertinenti alle pareti delle struttura stessa, un accumulo di conchiglie di molluschi appartenenti alla specie Cerasoderma edule. La loro presenza nella fornace potrebbe essere indizio di una fase della lavorazione dell'impasto di argilla con cui erano prodotti e quindi cotti i vasi: essere potevano essere forse frantumate nell'area, al fine di produrre inclusi da inserire nell'impasto ceramico.
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