Sul tumulto scoppiato a Messina nel 1674-78 la storiografia ha elaborato numerose interpretazioni. Attraverso la disamina di una diaristica inedita e delle relazioni diplomatiche degli ambasciatori veneti e dei nunzi della Santa Sede emerge una nuova percezione del tumulto che scoppia a Messina coinvolgendo ambiti ben più ampi. Nell’area del Mediterraneo riverberano tanto le trasformazioni della modernizzazione quanto le esigenze del sistema imperiale spagnolo. La sfavorevole congiuntura economica evidenzia i contrasti tra l’aristocrazia mercantile della città e la nobiltà feudale palermitana appoggiata dal viceré. L’affermazione di una prima globalizzazione e dei ceti mercantili innesca il conflitto fra accentramento del governo del sistema e autonomia per la difesa degli interessi delle oligarchie messinesi. L’intensificazione degli scambi commerciali determina l’affermazione di una cultura giuridica attenta all’impiego delle risorse produttive della comunità secondo la quale alcuni tumulti possono essere inquadrati non come un atto di lesa maestà ma come un diritto alla resistenza. Nel frattempo grandi trasformazioni si profilano sugli equilibri della politica estera continentale. In quel torno di secolo, infatti, gli imperi territoriali subiscono una continua e incessante erosione da parte dei più ricchi imperi commerciali. In questo quadro la città verrà abbandonata dai suoi alleati francesi negli accordi che a Nimega le grandi potenze continentali ratificheranno per concludere la guerra Franco-Olandese.
Una rivolta mediterranea del Seicento. La percezione del conflitto di Messina negli ambienti diplomatici e politici
Barbagallo, Salvatore
2024-01-01
Abstract
Sul tumulto scoppiato a Messina nel 1674-78 la storiografia ha elaborato numerose interpretazioni. Attraverso la disamina di una diaristica inedita e delle relazioni diplomatiche degli ambasciatori veneti e dei nunzi della Santa Sede emerge una nuova percezione del tumulto che scoppia a Messina coinvolgendo ambiti ben più ampi. Nell’area del Mediterraneo riverberano tanto le trasformazioni della modernizzazione quanto le esigenze del sistema imperiale spagnolo. La sfavorevole congiuntura economica evidenzia i contrasti tra l’aristocrazia mercantile della città e la nobiltà feudale palermitana appoggiata dal viceré. L’affermazione di una prima globalizzazione e dei ceti mercantili innesca il conflitto fra accentramento del governo del sistema e autonomia per la difesa degli interessi delle oligarchie messinesi. L’intensificazione degli scambi commerciali determina l’affermazione di una cultura giuridica attenta all’impiego delle risorse produttive della comunità secondo la quale alcuni tumulti possono essere inquadrati non come un atto di lesa maestà ma come un diritto alla resistenza. Nel frattempo grandi trasformazioni si profilano sugli equilibri della politica estera continentale. In quel torno di secolo, infatti, gli imperi territoriali subiscono una continua e incessante erosione da parte dei più ricchi imperi commerciali. In questo quadro la città verrà abbandonata dai suoi alleati francesi negli accordi che a Nimega le grandi potenze continentali ratificheranno per concludere la guerra Franco-Olandese.File | Dimensione | Formato | |
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