Tema principale dell’epistola scritta da Enea Silvio Piccolomini all’amico milanese Ippolito Porro nel 1446 è la 'hominis conditio', che attraversa in vari modi tutta la produzione di Piccolomini, a testimonianza della costante inquietudine del suo animo e del profondo desiderio di ancorarsi a valori assoluti. Comunemente nota con il titolo 'De remedio amoris', questa epistola è in realtà un piccolo trattato in cui la particolare occasione – la richiesta di una cura per combattere l'amore illicitus – suggerisce all’umanista una più ampia riflessione su un tema caro alla trattatistica dell’epoca, quello dell’incertezza e della fragilità della condizione umana, e mette così in luce gli interessi culturali, letterari ed etici dello stesso Piccolomini. Il testo è analizzato attraverso il filtro della fonte ovidiana, i 'Remedia amoris', espressione del sistema elegiaco a tema erotico.

«Quod tibi damno est, avertere stude». Enea Silvio Piccolomini e l’amore ricusato

Sondra Dall'Oco
2024-01-01

Abstract

Tema principale dell’epistola scritta da Enea Silvio Piccolomini all’amico milanese Ippolito Porro nel 1446 è la 'hominis conditio', che attraversa in vari modi tutta la produzione di Piccolomini, a testimonianza della costante inquietudine del suo animo e del profondo desiderio di ancorarsi a valori assoluti. Comunemente nota con il titolo 'De remedio amoris', questa epistola è in realtà un piccolo trattato in cui la particolare occasione – la richiesta di una cura per combattere l'amore illicitus – suggerisce all’umanista una più ampia riflessione su un tema caro alla trattatistica dell’epoca, quello dell’incertezza e della fragilità della condizione umana, e mette così in luce gli interessi culturali, letterari ed etici dello stesso Piccolomini. Il testo è analizzato attraverso il filtro della fonte ovidiana, i 'Remedia amoris', espressione del sistema elegiaco a tema erotico.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/535286
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