Se vogliamo comprendere fino in fondo la concezione heideggeriana dell’opera d’arte, dobbiamo chiederci, fin dall’inizio, che cosa fa dell’opera d’arte un’opera d’arte. In via preliminare, si può rispondere che sarebbe insensato e inappropriato pensare a un’opera d’arte senza pensare, allo stesso tempo, al luogo in cui questa è posta, collocata, esibita. Senza il topos in cui è eretta, l’opera d’arte non è. Mancandole il suo fondamento, la sua raison d’être. Ogni forma genuina d’arte, tuttavia, è sempre abitata dall’impossibilità di una rappresentazione adeguata, corretta. Così per il tempio greco che non rappresenta nulla, così per le scarpe da contadina di Van Gogh, così per le sculture di Eduardo Chillida, così per le opere architettoniche di Alvar Aalto.
Tra scultori e architetti. L'opera d'arte in Martin Heidegger
Giorgio Rizzo
2024-01-01
Abstract
Se vogliamo comprendere fino in fondo la concezione heideggeriana dell’opera d’arte, dobbiamo chiederci, fin dall’inizio, che cosa fa dell’opera d’arte un’opera d’arte. In via preliminare, si può rispondere che sarebbe insensato e inappropriato pensare a un’opera d’arte senza pensare, allo stesso tempo, al luogo in cui questa è posta, collocata, esibita. Senza il topos in cui è eretta, l’opera d’arte non è. Mancandole il suo fondamento, la sua raison d’être. Ogni forma genuina d’arte, tuttavia, è sempre abitata dall’impossibilità di una rappresentazione adeguata, corretta. Così per il tempio greco che non rappresenta nulla, così per le scarpe da contadina di Van Gogh, così per le sculture di Eduardo Chillida, così per le opere architettoniche di Alvar Aalto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.