Nel presente studio propongo due fonti centrali per comprendere la dottrina della nobiltà esposta da Dante nel Libro IV del Convivio. Queste sono una sezione del Libro V del De finibus bonorum et malorum di Cicerone e un passo del De somno et vigilia di Alberto Magno. Il seme della nobiltà umana, afferma Dante nel Libro IV del Convivio, è l'hormé, l'appetito naturale dell'anima che dirige l'uomo verso il sommo bene: per questa dottrina Dante si appoggia al De finibus bonorum et malorum. L'origine dell'hormé, secondo Cicerone, è un principio divino che è razionale e immanente in tutta la natura. Collegando la dottrina di Cicerone a quella esposta da Alberto nel De somno et vigilia, Dante interpreta la natura razionale e divina da cui origina l'hormé come un'espressione della bontà divina, trascendente, perché derivante dal primo motore dell'universo, eppure presente nella natura attraverso le cause secondarie che, attraverso le forme in potenza presenti nella materia, dirigono ogni ente verso la realizzazione del fine specifico e, in questo modo, permettono a ciascuno di realizzare la propria perfezione naturale in cui si esprime il bene supremo.

Cicerone, Dante e la questione dell'hormé

nadia bray
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Abstract

Nel presente studio propongo due fonti centrali per comprendere la dottrina della nobiltà esposta da Dante nel Libro IV del Convivio. Queste sono una sezione del Libro V del De finibus bonorum et malorum di Cicerone e un passo del De somno et vigilia di Alberto Magno. Il seme della nobiltà umana, afferma Dante nel Libro IV del Convivio, è l'hormé, l'appetito naturale dell'anima che dirige l'uomo verso il sommo bene: per questa dottrina Dante si appoggia al De finibus bonorum et malorum. L'origine dell'hormé, secondo Cicerone, è un principio divino che è razionale e immanente in tutta la natura. Collegando la dottrina di Cicerone a quella esposta da Alberto nel De somno et vigilia, Dante interpreta la natura razionale e divina da cui origina l'hormé come un'espressione della bontà divina, trascendente, perché derivante dal primo motore dell'universo, eppure presente nella natura attraverso le cause secondarie che, attraverso le forme in potenza presenti nella materia, dirigono ogni ente verso la realizzazione del fine specifico e, in questo modo, permettono a ciascuno di realizzare la propria perfezione naturale in cui si esprime il bene supremo.
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