ITA: La polarità tra ragione e antiragione è rielaborata da tre allievi “metafisici” di Schopenhauer — Julius Bahnsen, Eduard von Hartmann e Philipp Mainländer — all’interno della cosiddetta Schopenhauer-Schule. Dopo aver richiamato le tre vie di accesso al Wille indicate da Schopenhauer (deduzione negativa, immediatezza corporea, estensione analogica) e il carattere stratificato che ciò conferisce alla volontà, l’articolo ricostruisce gli sviluppi divergenti che ne derivano. Bahnsen moltiplica l’unica volontà schopenhaueriana in una pluralità di volontà contraddittorie; il loro conflitto irriducibile fonda una “realdialettica” tragica in cui essere e non-essere si penetrano reciprocamente, rendendo vano ogni progetto di salvezza o rinuncia. Hartmann fonde Schopenhauer con Schelling e Hegel: nella Philosophie des Unbewussten la volontà cieca è “completata” da una rappresentazione inconscia che guida teleologicamente il movimento del mondo verso la propria dissoluzione; al pessimismo fenomenico corrisponde così un ottimismo metafisico di redenzione finale nel nulla assoluto. Infine, Mainländer radicalizza il movimento verso il non-essere. Il mondo è il cadavere in decomposizione di un Dio suicida; ogni volontà individuale è frammento di un Wille zum Tode, e la morale (conoscenza, castità, suicidio individuale, lo Stato ideale) deve accelerare il decorso entropico dell’universo al nulla. In conclusione, nel saggio si contrappone il nichilismo coerente di Bahnsen al finalismo escatologico di Hartmann e Mainländer, e si mostra come Nietzsche reindirizzi tale eredità verso un nichilismo “attivo” ed immanente. L’analisi illumina quindi le molteplici facce dell’antiragione all’interno della Schopenhauer-Schule.
Ragione e antiragione nei pensatori metafisici della Schopenhauer-Schule: Julius Bahnsen, Eduard von Hartmann e Philipp Mainländer
Fabio Ciracì
2025-01-01
Abstract
ITA: La polarità tra ragione e antiragione è rielaborata da tre allievi “metafisici” di Schopenhauer — Julius Bahnsen, Eduard von Hartmann e Philipp Mainländer — all’interno della cosiddetta Schopenhauer-Schule. Dopo aver richiamato le tre vie di accesso al Wille indicate da Schopenhauer (deduzione negativa, immediatezza corporea, estensione analogica) e il carattere stratificato che ciò conferisce alla volontà, l’articolo ricostruisce gli sviluppi divergenti che ne derivano. Bahnsen moltiplica l’unica volontà schopenhaueriana in una pluralità di volontà contraddittorie; il loro conflitto irriducibile fonda una “realdialettica” tragica in cui essere e non-essere si penetrano reciprocamente, rendendo vano ogni progetto di salvezza o rinuncia. Hartmann fonde Schopenhauer con Schelling e Hegel: nella Philosophie des Unbewussten la volontà cieca è “completata” da una rappresentazione inconscia che guida teleologicamente il movimento del mondo verso la propria dissoluzione; al pessimismo fenomenico corrisponde così un ottimismo metafisico di redenzione finale nel nulla assoluto. Infine, Mainländer radicalizza il movimento verso il non-essere. Il mondo è il cadavere in decomposizione di un Dio suicida; ogni volontà individuale è frammento di un Wille zum Tode, e la morale (conoscenza, castità, suicidio individuale, lo Stato ideale) deve accelerare il decorso entropico dell’universo al nulla. In conclusione, nel saggio si contrappone il nichilismo coerente di Bahnsen al finalismo escatologico di Hartmann e Mainländer, e si mostra come Nietzsche reindirizzi tale eredità verso un nichilismo “attivo” ed immanente. L’analisi illumina quindi le molteplici facce dell’antiragione all’interno della Schopenhauer-Schule.| File | Dimensione | Formato | |
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