Abstract: Nella seconda metà del Novecento si delineano due tendenze nello studio dei segni: una intende la semiotica come scienza la cui base teorica è situata in una discendenza diretta che va da Saussure a Greimas, passando attraverso Hjelmslev e Propp, l’altra tendenza opta invece per un’impronta più filosofica, per l’approfondimento storico e pre-paradigmantico di nozioni come “segno”, “significato”, “inferenza”, “senso”, individuando un percorso plurimillenario. In questo contributo si intende mostrare che lo studio della semioticità non può avvenire solo attraverso un sapere categorizzato: il problema o la teoria generale del segno è innervata dallo sguardo della sua storia, e viceversa; si arriva così a sostenere che la stessa storiografia procede semioticamente ed è quindi una semiostoriografia. Non c’è frattura tra una storia della scienza semiotica e una storia del pensiero filosofico e delle idee sui segni. Piuttosto che di “fratture” si deve parlare di “svolte” che si realizzano nella dimensione costruttiva del non bachelardiano, che rigenera variabili che la ricerca ha trascurato nel suo primo avvio, o nelle sue tappe successive. Il non include a un diverso livello teorico ciò che nega, avvia un processo di traduzione di istanze che trovano risposta in un altro paradigma.

La semiotica nello specchio della sua storia

Cosimo Caputo
2025-01-01

Abstract

Abstract: Nella seconda metà del Novecento si delineano due tendenze nello studio dei segni: una intende la semiotica come scienza la cui base teorica è situata in una discendenza diretta che va da Saussure a Greimas, passando attraverso Hjelmslev e Propp, l’altra tendenza opta invece per un’impronta più filosofica, per l’approfondimento storico e pre-paradigmantico di nozioni come “segno”, “significato”, “inferenza”, “senso”, individuando un percorso plurimillenario. In questo contributo si intende mostrare che lo studio della semioticità non può avvenire solo attraverso un sapere categorizzato: il problema o la teoria generale del segno è innervata dallo sguardo della sua storia, e viceversa; si arriva così a sostenere che la stessa storiografia procede semioticamente ed è quindi una semiostoriografia. Non c’è frattura tra una storia della scienza semiotica e una storia del pensiero filosofico e delle idee sui segni. Piuttosto che di “fratture” si deve parlare di “svolte” che si realizzano nella dimensione costruttiva del non bachelardiano, che rigenera variabili che la ricerca ha trascurato nel suo primo avvio, o nelle sue tappe successive. Il non include a un diverso livello teorico ciò che nega, avvia un processo di traduzione di istanze che trovano risposta in un altro paradigma.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Caputo_La semiotica nello specchio della sua storia.pdf

solo utenti autorizzati

Tipologia: Versione editoriale
Licenza: NON PUBBLICO - Accesso privato/ristretto
Dimensione 671.09 kB
Formato Adobe PDF
671.09 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/559466
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact